Il RitaliaCamp è un esperimento nell’esperimento: lo potremmo vedere come una non-conferenza organizzata per stimolare e raccogliere le indicazioni della comunità di Ritalia su come andare avanti con un non-progetto 🙂
A caldo è difficile dire quali siano queste indicazioni: vedremo nei prossimi giorni di cosa discuterà chi ha partecipato all’evento milanese e chi lo ha seguito da casa grazie alle cronache dei blogger o alle video cronache di Robin Good (Video interviste live da Ritalia).
Provo a proporre qualche riflessione, partendo da quello che ho ascoltato. Ho visto un pezzo dell’intervento di Marco Ottolini, che è stato project director di Italia.it dall’ottobre del 2005 al febbraio del 2007. Mi sarei aspettato qualche indicazione sulle scelte che hanno portato a un risultato così mediocre, invece ho assistito a una lezione su come si dovrebbe fare un portale per promuovere il turismo. Sono rimasto piuttosto perplesso e devo dire che trovo semplicemente stupida l’idea che lo Stato si metta a vendere pacchetti turistici on line.
Durante l’intervento di Ottolini, per altro continuamente interrotto, la sala era gremita di gente. Molti se ne sono invece andati quando ha preso la parola Gianfranco Previtera, vice president di Ibm per i rapporti con la pubblica amministrazione. Il manager sembrava un po’ sorpreso dal continuo aprirsi della porta per la gente che abbandonava l’aula e dal rumore che proveniva dal corridoio. Ciononostante è andato avanti con nonchalance, ribadendo più volte che Ibm è disponibile ad ascoltare e che sicuramente si può valutare l’inserimento di funzionalità sociali o web 2.0 accanto al prodotto esistente. Complessivamente Previtera se l’è cavata abbastanza bene ed era prevedibile: in fin dei conti un gruppetto di geek non è una platea così difficile da gestire per uno scafato. Sicuramente era più preoccupata l’accompagnatrice dell’agenzia di relazioni pubbliche, che scrutava in giro pronta a sventare gli agguati al suo prezioso cliente.
A Privitera ho fatto una domanda su cui ha sorvolato, ma forse non mi sono espresso bene per cui la ribadisco articolandola meglio. Per quanto ne so io, i bandi di gara si suddividono in due grandi categorie: le licitazioni private e gli appalti concorsi. Nei primi, l’amministrazione che appalta sviluppa un progetto e chiede alle aziende esclusivamente una quotazione economica; la gara viene quindi assegnata sulla base del prezzo e di una serie di parametri legati alle caratteristiche dei concorrenti. Nei secondi, l’amministrazione “invita i prestatori selezionati a presentare una proposta avente un contenuto non esclusivamente economico ma anche e, soprattutto, progettuale” (cfr. sito di Formez). L’aggiudicazione avviene quindi valutando principalmente la maggiore o minore validità del progetto.
E’ ovvio che il ruolo del fornitore cambia molto: nel primo caso si può sostenere una posizione passiva nei confronti di specifiche che vengono fornite dal committente, mentre nel secondo no. Sarei pronto a scommettere che Ibm si è aggiudicata Italia.it con un appalto concorso (non sono riuscito a trovare il testo del bando: chi più bravo di me?). Se così fosse non si può – neanche in camera caritatis! – dare la croce addosso al Governo, perché il progetto non l’ha fatto la pubblica amministrazione.
In verità a me sembra che il progetto non l’abbia fatto nessuno. Italia.it infatti manca totalmente di strategia e si presenta come un collage approssimativo di materiale di repertorio (De Agostini e Michelin) e servizi rabberciati (provate a usare la ricerca degli aerei e fatemi sapere se sono contemplate altre compagnie oltre ad Alitalia).
Va detto che le carenze progettuali sono state riconosciute, ma – anche se con mezzi termini e frasi dette a metà – alla fine sono state spedite all’indirizzo del Governo. Quest’ultimo, però, non ha partecipato al RitaliaCamp (almeno non palesemente, ma pare che Zocchi abbia mandato qualcuno in incognito: rumors che non sono in grado di verificare). Ibm, per lo meno, ha mostrato le due pallucce di cui parlava il sottoscritto in un commento a un post pubblicato sul sito di Ritalia (I contenuti: uno status) e questo fa onore alle persone che hanno preso parte alla conversazione.
In serata mi è capitato di incontrare Previtera a Linate e abbiamo scambiato qualche altra chiacchiera un po’ più rilassata. Abbiamo discusso del fatto che le aziende non sono attrezzate per conversare e sono spiazzate dal non riuscire a governare le relazioni come desidererebbero. Il controllo, infatti, è una promessa che chi si occupa di comunicazione è sempre meno in grado di mantenere: giornalisti, fornitori e collaboratori sono prevedibili e rassicuranti perché si muovono in contesti circoscritti e con regole ben delineate. Chi usa i media sociali con consapevolezza, invece, non è così prevedibili e tende a cambiare continuamente le regole sperimentando strade nuove e individuando nuove configurazioni.
Nel mondo dei media sociali, la comunicazione persuasiva cede il passo alla conversazione. Questo passaggio mette in crisi l’azienda, che è abituata a comunicare a qualcuno, invece che a comunicare con qualcuno, e – allo stesso tempo – la obbliga a mettersi in discussione. D’altro canto, non c’è alcun motivo per supporre che chi dialoga sia necessariamente compiacente come spesso accade con giornalisti, collaboratori o fornitori.
Allora ben venga la disponibilità di Ibm, ma non si facciano sconti, perché ognuno ha il suo ruolo e se ne deve assumere la responsabilità. Adesso che abbiamo dato un nome e cognome alla trimurti Ibm-Its-Tiscover, sarebbe utile cominciare a condividere. Il wiki di Ritalia è modificabile da tutti, quindi io mi aspetto che Ibm crei una sezione con tutta la documentazione che ha a disposizione. Il mio obiettivo non è fare le pulci a quanto è stato fatto finora, ma avere una base comune di conoscenza sulla quale costruire una nuova versione di Italia.it. E’ sempre meglio guardare avanti e pensare a come costruire qualcosa di nuovo piuttosto che dedicarsi a smantellare qualcosa che non funziona: la fatica è la stessa!
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