Promuovere l’open source

Negli ultimi giorni mi sono sentito più volte con Roberto Galoppini per discutere di come promuovere l’open source in Italia. Recentemente, infatti, Roberto ha ventilato l’idea di una campagna di sensibilizzazione per ampliare la base di utilizzatori di strumenti open source. Un’iniziativa semplice ma potente: un ribbon o un banner da pubblicare nel proprio blog per sostenere l’adozione di tecnologie libere. E’ semplice perché basta fare un piccolo copia e incolla. E’ potente perché fa leva su uno dei meccanismi su cui si base la reputazione e la notorietà in rete: il link.
Parlando e parlando, sia davanti a un aperitivo che per telefono, abbiamo vagheggiato di strutturare la cosa creando un social network di evangelisti. Io ci starei: investirei volentieri del tempo per promuovere l’open source. Voi lo fareste? Un poco per ciascuno… che so: un post al mese sul blog; istallare un prodotto open sul vostro pc e recensirlo; attaccare un adesivo sul portatile. Un poco per ciascuno e la cosa potrebbe funzionare 🙂 Lasciate un commento per farmi sapere come la pensate.

Technorati tags: , , ,

31 Responses

  1. Ottima idea, che di fatto in passato avevo già messo in pratica e che sarei disponibilissimo ad appoggiare. Ed è un’ottima idea anche in chiave PubCamp perché, visto che i talk dovranno avere carattere divulgativo e dovranno attirare ed incuriosire anche i meno tecnici, ritengo che questo argomento si sposi perfettamente con gli scopi della manifestazione. Perché non ci fai un pensierino? 😉

  2. Io ci sono!

    Ritengo che sia quasi essenziale quello che proponi: in Italia c’è una enorme ignoranza informatica, se poi “complichiamo le cose” con l’open source…non se ne viene a capo se non si inizia ad organizzare qualcosa!

    La pecca comunicativa del movimento open source è abbastanza evidente.

    Non ho mai sopportato i guru, sviluppatori e tecniconi vari: pur usando software open source di ogni tipo da anni (e come me molto altri) dobbiamo far girare le nostre conoscenze in maniere informale e disincantata.

    Nessun problema per le recensioni, credo di averne già scritte, più di una… 😉

  3. tutto buono, tutto utile.

    Ma non pensiamo che mettendo una gif sul blog riusciamo a convincere il mainstream. La domanda che dobbiamo farci è: come convinco mia sorella (o un mio amico) che Openoffice è come Office e Thunderbird meglio di Outlook?

    Facciamo un meme con cui ogni blogger dichiara quali software liberi usa e passa la palla, in modo da riempire il web di recensioni, e quando mia sorella cercherà su google troverà il nostro coro entusiasta?

    ciao
    gluca

  4. Concordo con Nicola e con [mini]marketing.
    Durante l’opencamp a roma il 14 aprile, mi ero espresso sull’opportunità del LUG di smettere di fare attività interne ai propri iscritti e iniziare a fare più attività divulgativa verso ‘esterno.

  5. Anch’io ci sono!
    Sono perfettamente d’accordo: c’è, a mio modo di vedere, nell’ambito dell’Open Source, la necessità sia di semplificare le cose che di farle conoscere. In ufficio ho dovuto -tanto per dirne una- cambiare le icone agli applicativi di Openoffice per convincere la segretaria che Writer era utile e potente quanto MsWord.
    Ho iniziato, nel mio piccolissimo, da un po’ di tempo, a dedicare una sezione del mio blog a Ubuntu e all’installazione/uso di alcuni applicativi.

  6. Io, in quanto “anziano”, sono stanco di promuovere l’open source e spero lo faccia una molteplicità di giovani adepti che pensi a Linux chiamandolo Linux e non Ubuntu. A prescindere, ci sono. Parliamone. Conversiamo.

  7. ave…

    Sono presidente di un LUG, una di quelle associazioni presenti sul territorio che nello statuto hanno proprio come scopo quello di diffondere la cultura del free-software. Anch’io ero all’OpenCamp e anch’io, come Luca, ho affermato che non basta solamente parlare di “linux” con i proprio associati, ma occorre trovare forme di comunicazione ad alta visibilità e a bassa complessità che stimolino la curiosità della gente comune, che ancora il free-software non lo conosce.

    Buoni strumenti che come LUG utilizziamo a questo scopo sono l’InstallFest, ovvero una giornata in cui ci mettiamo a disposizione (gratuitamente) per l’installazione di linux nei computer di chi vuole provarlo. La facciamo in piazza, in corrispondenza del mercatino dell’antiquarito e questo ci assicura sempre una quantita’ di persone che ci girano intorno, anche solo per passare mezzora e che di informatica non ci capiscono nulla. Ma intanto guardano!
    Inoltre, in collaborazione con il comune (ma abbiamo fatto anche senza altre volte), facciamo seguire l’install fest da un corso base di 4-5 lezioni su linux. Altrimenti l’interesse scende subito e l’azione dell’installfest rimane vana.
    Inoltre io personalmente cerco di parlare di free-software e consumo critico (anche dell’informatica) all’interno delle reti del commercio equo. Sono argomenti che hanno molte affinita’, dopotutto. e che accendono parecchie lampadine in persone che già di loro, sono si dimostrano molto attente e ricettive.

    Chiudo questo commento chilometrico con 2 precisazioni:
    iniziarsi ad avvicinare al mondo del free-software non è solo installare linux sul proprio pc. E’ anche provare i tanti programmi che esistono per il mondo windows, openoffice.org in primis. e poi chissa… 🙂
    difficilmente gli utenti capiscono la differenza tra free-software e software commerciale. La filosofia che c’è dietro, i vantaggi, le possibilità… insomma, sono tutte cose molto oscure e distanti per i non addetti, e come dargli torto dopotutto! Inoltre, con la pirateria che dilaga in ambito domestico, anche la leva economica e’ difficile da utilizzare. Sarebbe invece molto meglio una sensibilizzazione puntata alle aziende e alla PA, sperando di ottenere un effetto a catena: uso openoffice e firefox al lavoro, lo uso anche a casa perche’ ormai ho imparato ad utilizzare quello. E così, indirettamente, si raggiunge il “grande pubblico”

  8. Ciao è la prima volta che leggo e srcivo qui.
    E’ interessante questa cosa dell’open source.

    Però, come ho letto poco sopra, penso che si debba arrivare alla gente* comunue, quella per intenderci che usa Internet per vedere che tempo fa Domenica quella che controlla i Cinema e che osserva “da lontano” ebay: “…hanno detto che si fanno affari, ma….”

    Uso apple dal 96 e uso win per forza in uff. ovviamente è vano ogni mio tentativo di portare utenti(colleghi/amici) nel mondo mac e in parte quindi nel mondo Open Source.
    Vano è stato il tentativo di installare OpenOffice nei computer nuovi….
    La gente*, quella di cui parlavo prima, non ha tempo/voglia e ha timore ad intrapprendere una nuova via… anche se gliela mostri e gli dimostri quanto possa esser conveniente. In questo – solo – è stata brava Microsoft a creare dipendenza dalle finestre e diffidenza nel resto.

    Da pochissimo poi mi sono affacciato per curiosità al mondo Linux, scaricando varie distro per provarle, verificare, conoscere qualcosa di nuovo… non si sa mai. E con questo mio affacciarmi a Linux e tutto quello che ne comporta, mi sono inconsapevolmente reso conto di quante poche siano le persone pronte e sopratutto desiderose di intraprendere una nuova strada. Penso che se si vuole davvero “catturare” utenti a Microsoft, si debba assolutamente riuscire ad incuriosire ed interessare le “fasce basse” di chi utilizza Internet oggi. Ad esempio nell’ufficio dove lavoro io (pubblico) siamo in 40 dipendenti, in 2 leggiamo, cerchiamo e frequentiamo blog come questo, per curiosità interesse e perchè non vogliamo, anche sbattendoci un po, dover usare solo quello che ci propinano, gli altri 38 cercano in rete “i centri commerciali”, quindi tutto e niente sorvolando ovviamente il web2.0 e tutto quello che gli gravita attorno. Informazione di questo tipo compresa.

    Comunque, dal canto mio posso aiutare questa iniziativa continuando (visto che non ho Blog e siti) a consigliare OSX e Linux a parole,
    chissà che non siano parole buttate sempre al vento.

    ciao

  9. Avevo segnalato tempo fa in questo post una mappa sull’uso di Firefox come esempio. Sono d’accordo con quanto dite per questo tempo fa appoggiai una petizione per l’open source nella PA.
    Bisogna però ora fare un passo in avanti iniziando dai BarCamp come dice Maxime: l’OpenCamp ad esempio era per pochi eletti,poco divulgativo. Iniziamo ad allargare gli orizzonti, gif a parte.

  10. L’idea della ribbon campaign è a metà tra il serio ed il faceto, mi rendo conto che le iniziative più efficaci in questo senso sono quelle rivolte a temi di maggiore importanza, come sostiene il buon Fabrizio Capobianco (che per fare [open] business si va in America!;-). Rimane che non è facile raggiungere le masse, e la mancanza della percezione dell’esistenza di soluzioni open source, prima ancora dell’efficacia della singola applicazione, costituisce un freno alla loro diffusione.
    Facendo volontariato per OpenOffice.org, spesso rispondo alle domande di enti ed imprese, e una delle domande più frequenti è se la licenza d’uso abbia o meno un costo. Il gap culturale da colmare è enorme, e dalla mancanza endemica di soggetti istituzionali in grado di promuovere campagne marketing pro open source occorre trovare una uscita. Ha ragione [mini]marketing, non basta una gif, può essere però parte di un discorso più ampio, una base su cui declinare le più disparate iniziative promozionali. Dal social network di cui parla Nicola ad attività porta a porta come “il computer del vicino è sempre più open”. Ieri sera infatti invitato a cena da un amico nell’attesa [lunga] del primo gli ho installato Firefox sul PC, così impara! 😉

    Dario parliamone di iniziative per la PA, ci sono buone orecchie anche da quelle parti, e non solo orecchie..

  11. Marketingarena(.it) presente!

    Io propongo di fare due conti e fare una cosa molto in stile Beppe Grillo, del tipo “insegnando a tutte le segretarie del comune ad usare openoffice si risparmierebbero XXXXXXXXXXXXXXXXX euro, si proprio tuoi, contribuente!” E se anche tu imparassi ad usarlo risparmieresti… secondo me serve un segnale forte, politico, però già dal basso si può fare molto

    Giorgio

  12. Il messaggio politico è passato, basta guardare ad alcune leggi regionali, come e se questo si traduca in azione è altra cosa. La questione del risparmio ad esempio è molto efficace mediaticamente, ma incontra non pochi problemi a passare per la cruna dell’ago, se non altro perché il Total Cost of Ownership è sufficentemente soggettivo da non suffragare né una tesi né l’altra. Ad esempio recentemente mi è capitato di venire a conoscenza della stima del costo medio di trasformazione di un documento dal formato proprietario in Open Document Format – il formato supportato da OpenOffice.org – e se si partisse da quei valori sarebbe difficile sostenere l’economicità di una tale scelta.

    Il problema è e rimane quello della appropriabilità dei ritorni, le imprese non riescono ad investire in promozione pubblicitaria perché è difficile rientrare di tali investimenti, dobbiamo quindi inventarci qualche formula di promozione dal basso, rendere “sexy” l’open source, prima che più economico, più sicuro, più..

  13. Lodevole iniziativa Nicola, pensa che io lo faccio tutti i giorni con i prodotti Mozilla (e non solo) 🙂

  14. Orecchie?
    Beh si anche… orecchie, testa, cuore e pazienza, tanta pazienza!!!
    Nella PA ne serve molta…
    Piano piano, ma ci si arriva e come diceva H. Camara:
    “Se un uomo sogna da solo, il sogno rimane solo un sogno… ma se molti uomini sognano la stessa cosa il sogno diventa realtà“.
    Immagino che intendesse “uomini” nell’accezione più ampia, e quindi mi sento inclusa… sogno anche io con voi
    🙂

  15. … il grande pubblico e specialmente quello degli utenti della PA ha bisogno di tempo, di fiducia, di sicurezze, ma soprattutto ha bisogno di sapere, di capire… troppa, troppissima gente fa ancora confusione e non ha capito affatto che cosa vuol dire software libero.
    Viene interpretato come una ideologia, come una cosetta per pochi eletti (e magari con le trecce rasta), come una cosestta di poco valore perché non sempre ci sono dietro grandi nomi.
    E i politici? Anche loro purtroppo ne capiscono poco e non capiscono quanto sia importante, ad esempio, non obbligare i loro cittadini ad avere una licenza di Office per leggere le delibere e/o gli atti che pubblicano sui loro siti ufficiali!
    Condivido molto anche il fatto che il software libero si propaga non solo via Linux, ma anche sui PC MS (ad es con OO), ma aggiungo anche che si propaga spiegando che cos’è, dove sono i vantaggi, dove sono i rischi nel non averlo, perché è un diritto,… e senza troppi integralismi, che a mia esperienza, troppo spesso vengono interpretati male e rifuggiti dalla politica e dalle amministrazioni.

    Lento pede… 10 anni fa non se ne parlava neache, fra 10 anni… forse…

    Buon lavoro a tutti noi

  16. Condivido totalmente le considerazioni di Flavia, che da tempo si occupa di portare il “verbo”. Quello che mi piacerebbe trovare assieme è un modo diverso di veicolarlo, che non passi per considerazioni di merito fatte sulla carta, ma che incuriosisca e stimoli il singolo a provarlo. L’amico dell’altra sera che citavo nell’altro commento ora naviga con Firefox, aveva una vecchia versione di Explorer e non conosceva le tab, e ora è dei nostri..

  17. Da tempo, dalle mie parti promuovo l’applicazione del principio open-source (collaborativo-produttivo) anche ai processi aziendali. Niente a che vedere con certe timide iniziative a perdere (che prevedono cioè briciole) come questa http://www.imli.com/imlog/archivi/001113.html.

    Mi risulta poi che a Bolzano hanno installato software liberi sui pc scolastici, risparmiando ben 100 Euro a postazione per le licenze annuali.
    Nella p.a. italiana con questo sistema si potrebbero tagliare importanti voci di spesa.
    Volere è potere.

  18. Io ci sto!
    Consideriamo pero’ che ci sono gia’ i Linux User Group che cercano di farlo da tempo. Il problema dei LUG e’ che faticano assai nel raggiungere persone “normali” ovvero non smanettone. Credo che la campagna di sensibilizzazione debba assolutamente puntare a raggiungere queste persone, e a raggiungerle anche attraverso canali diverse dal computer e da Internet.
    A Trento ad esempio il LinuxTrent si ritrova ogni lunedi’ dalle 18.30 alle 20 per parlare di Software Libero con chiunque sia interessato. Ci troviamo in biblioteca, la biblioteca centrale e’ ben felice di avere persone che parlano di conoscenza con altre persone e teniamo spesso anche degli incontri a tema. Purtroppo le persone che vengono non sono tantissime (intorno ai 20 in media). Tuttavia spesso viene almeno una persona nuova, quindi piano pianino il numero di persone che sanno cosa e’ il software libero aumenta.
    Ad ogni modo penso che proporre alla biblioteca locale degli incontri fissi sul sofware libero e un piccolo angolo di informazione e di contatti possa essere una facile ed efficace strategia per avvicinare le persone “normali”.

    L’altro consiglio (ma mi pare che non hai bisogno) e’ “Pochi obiettivi, visibili e misurabili”.

  19. Ah, un’altra cosa, sempre girare con un po’ di CD con del software libero sopra. Ubuntu Live CD (che non si installa ma ti permette di provare Ubuntu, la Ubuntu te li invia gratis se vuoi), Software libero per windows, ecc ..
    E spiegare che e’ legale copiare il software e darlo agli amici. Questo passo di solito incuriosisce le persone (abituate al “Se copi, sei un pirata”) ed e’ un possibile modo di aggancio piacevole, simpatico e che non intimorisce.
    E poi diciamocelo quando c’e’ da tirare su un CD gratis, si fanno avanti un po’ tutti … o almeno questa e’ la mia esperienza 😉

  20. Ciao Nicola,

    4 EveR YounG BloG strabocca di evangelizzazione all’Open Source, assolutamente d’accordo con il tuo post! 😉 Quoto tutti i commenti già scritti sopra…

    Ciao
    4 EveR YounG (CMLug Member)

  21. Tramite Roberto sono venuto a conoscenza dell’iniziativa, e come dicono in una nota trasmissione radiofonica di RadioDure, “Aderisco!”.

    Concordo con [mini]marketing non basta certo una gif per far passare il messaggio, anche perché il web è pieno di “io supporta tizio e caio”.

    Si potrebbe pensare a soluzioni alternative, come per esempio una “google map” della presenza di applicativi open source in Italia: una pagina dove ognuno segnala gli applicativi OS che utilizza e il luogo di residenza. La google map, visualizzerebbe quindi le iconcine di Firefox piuttosto che di OpenOffice sparse in tutta Italia. Cosa ne dite?

    Se l’iniziativa prende piede, la potrei riprendere anche su Java Open Business.

  22. Credo che ci siano diversi piani, e senzaltro le brillanti iniziative mediatiche di Assoli sono tra queste. Parallelamente sono necessarie azioni politiche, volte ad esempio a collocare (positivamente) i fondi della finanziaria (892 e 895), a definire linee guida per la redazioni di bandi open-compatibili, a sensibilizzare politici e decisori sul tema (e qui c’è molto da imparare da paesi come la Francia o ancor meglio il Giappone). Quello di cui mi hanno convinto gli scambi con i pubblici funzionari, ma non troppo diversamente gli stessi imprenditori (piccoli per definizione), è che la prima, e quindi più importante barriera sia l’ignoranza, il fatto di non conoscerne l’esistenza. Che questo governo, o altri, stanzino risorse per una Pubblicità Progresso ad hoc mi sembrerebbe tanto bello quanto improbabile, ma spero che ci salvino i “casalinghi” di Voghera, sono convinto che possano.

  23. Buongiorno,

    dal mio punto di vista una delle differenze pratiche tra il “close” e l'”open” è la seguente.
    Il software “close” tratta gli utenti come persone ignoranti in materia, che desiderano rimanerlo. Persone che “hanno pagato e quindi hanno diritto” all’assistenza e al supporto.
    Mentre il software “open” tratta gli utenti come esperti (vedi La cattedrale e il Bazar) in grado di saltarci fuori da soli a suon di manuali e guide tecniche. Nel mondo “open” manca questa distinzione di ruoli tra “utente” e “tecnico con la cravatta”.

    Ciò può essere un problema per gli utenti insicuri, i quali avranno bisogno di un esperto che li accompagni nel mondo senza garanzie dell’open source.