Legacy Blog

Giornalismo dell’innovazione e innovazione del giornalismo

Luca De Biase propone alcune interessanti osservazioni sul giornalismo dell’innovazione (prima e seconda puntata), evidenziando che:

Il problema centrale del giornalismo dell’innovazione è quello del metodo che consente di affinare in modo credibile e trasparente la capacità di interpretare i fatti come appartenenti al dominio dell’innovazione. Si può verificare una notizia ma non si può verificare che quella notizia riguardi un fenomeno innovativo: per sapere se una cosa è un’innovazione, in un certo senso, bisogna aspettare il futuro. Ma questo non è possibile. E allora qual è il metodo?

A proposito di metodo, Luca privilegia l’ipotesi per cui chi fa giornalismo dell’innovazione debba avere una sua struttura di ricerca per provare le novità che si presentano e per riuscire quindi a distinguere, mediante la partecipazione attiva, i fatti rilevanti da quelli che non lo sono. Concordo: solo sviluppando una competenza sui fatti innovativi di cui si deve scrivere è possibile evitare i tranelli degli addetti stampa o delle mode. Ovviamente ci riferiamo al giornalismo serio, non a quello prezzolato che caratterizza tanta stampa cosiddetta di settore.
Rileggendo i post di Luca, mi è venuto quasi istintivo invertire i termini e cominciare a pensare ai legami tra giornalismo dell’innovazione e l’innovazione nel giornalismo. A questo proposito, mi chiedo: quanto può beneficiare il primo dalla seconda? Senza tentare teorizzazioni in materie in cui sono solo un praticante, penso ai vari stadi del giornalismo partecipativo:

  • conversazioni. La fase più semplice del giornalismo partecipativo è l’ammissione che il lettore possa instaurare un colloquio con il giornalista commentando liberamente quanto il professionista ha scritto. Il commentatore, però, potrebbe essere una persona estremamente competente degli argomenti trattati dal cronista, potrebbe fungere da controllore e da ispiratore per nuove esplorazioni. Nella conversazione in forma di commento, il rapporto è asimmetrico: è il giornalista che fa da voce narrante, ma chi ascolta può avere un ruolo determinante.
  • blog embedding. Negli ultimi tempi, anche in Italia, i media tradizionali stanno aggregando blogger alle proprie pubblicazioni on line. Lo ha fatto anche Il Sole 24 Ore con il progetto Nova 100. Tuttavia non mi sembra che questa iniziativa vada consapevolmente nella direzione di aggregare competenze per fare giornalismo dell’innovazione, per esempio, contribuendo a creare una base di conoscenze necessaria a quel laboratorio di cui parla Luca. Si dovrebbe, inoltre, non limitarsi a “embeddare” blogger perché non è detto che le cose interessanti o rilevanti su un argomento possano essere scritte tutte in un luogo. Si dovrebbe aggregare nel vero senso della parola raccogliendo fonti ovunque esse siano. Qui però il giornalismo dell’innovazione si scontrerebbe con la concessionaria di pubblicità e con le licenze d’uso dei contenuti.
  • wiki journalism. In questo stadio, il lettore diventa giornalista contribuendo direttamente alla produzione della notizia. Nel giornalismo dell’innovazione è prassi comune chiedere contributi agli esperti: Nova 24, per esempio, lo fa regolarmente e il ruolo della redazione è anche quello di individuare le persone che hanno qualcosa di significativo da dire su un certo argomento. Con il giornalismo in forma di wiki, questa prassi potrebbe evolvere verso una dimensione più ampia.

Mi fermo qui (almeno per il momento) e attendo i vostri commenti.

Ps. Non mi sembra di aver ancora letto l’espressione blog embedding altrove, quindi potrei averla inventata io: se così fosse, la rilascio con una licenza creative commons 😉

Technorati tags: , , , , , , ,

Parlare di salute mentale, serenamente

Vi segnalo un progetto molto interessante: Serenamente, il magazine di psicologia che vuole rendere la salute mentale accessibile a tutti. Sul sito leggo che l’obiettivo