Venture capital: Italia vs. Inghilterra

In Inghilterra, Saul Klein (partner di Index Ventures e VP di Skype) inaugura una serie di eventi informali aperti a imprenditori, sviluppatori e finanziatori per facilitare l’incontro tra idee e capitali (chat, network and grow, dice il sito). L’iniziativa si chiama Open Coffe e ha un bel social network di 986 membri (tra cui il sottoscritto) sparsi in giro per il mondo.
In Italia, un gruppo di aspiranti imprenditori si riunisce in consessi riservati per farsi raccontare le esperienze di imprenditori e manager di successo. Il gruppo si chiama NeTwo e le riunioni sono rigorosamente su invito (personalmente ho partecipato all’incontro in Yahoo!).
Sempre in Italia, un gruppo di imprenditori ben più stagionati e con dei curricula di tutto rispetto si riunisce in un convegno riservato (First Generation Network) per parlare con dei decisori pubblici (il ministro dell’innovazione, il presidente della Regione Sardegna) e verrebbe quasi da pensare che l’aspirazione sia quella di investire in capitale di rischio senza rischiare il capitale proprio ma attingendo a quale fondo pubblico. Ho provato a spedire un messaggio per partecipare a questo convegno a invito in qualità di imprenditore, ma non ho ricevuto alcuna risposta. Peccato, perché i relatori sono persona che hanno sicuramente qualcosa da insegnare e sarebbe utilissimo poter conversare, fare networking e crescere!
Insomma, in Italia il venture capital è quasi una cosa massonica. In Inghilterra, l’idea è che almeno il primo contatto può essere casuale e che élite hanno sempre e comunque bisogno di cooptare nuove risorse attingendo al di fuori del proprio mondo. Poi, il processo di selezione è molto duro e richiede numerosi passaggi e accertamenti ed è giusto che sia così. Però, a Londra, se volessi incontrare il partener di uno dei principali fondi di investimento, mi basterebbe andare da Starbucks. In Italia, devo prima riuscire a prendere un appuntamento.
La domanda sorge spontanea: quanti venture capital ci sono in Italia e quanti in Inghilterra? Quante start up di successo globale ci sono in Italia e quante in Inghilterra? Lo so: la domanda è retorica 🙂

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3 Responses

  1. Nicola, ciao

    Mi dispiace per la mancata risposta alla mail, ma la preparazione del sito http://1generation.net e del convegno sono stati lavori davvero, davvero impegnativi.

    Ti scrivo in diretta dal convegno, e ti posso assicurare, on my behalf, che da più parti, con diverse provenienze / opinioni / ruoli, è chiara l’intenzione di incentivare le dinamiche di relazioni. Lo scopo dell’associazione è proprio stimolare l’ecosistema imprenditoriale, quindi lo scambio tra tutti i ruoli coinvolti nel supportare l’imprenditoria

    Oggi è il giorno della presentazione dell’Associazione, di fronte a una platea selezionata per motivi complessi e indipendenti dalla volontà di ciascuno. L’associazione nasce oggi, e viene in questo preciso istante presentata alla platea per raccogliere feedback ed eventuali partecipazioni

    Si spera – e da quanto mi è dato di vedere, è altamente probabile che accadrà – che possa iniziare presto ad operare davvero per rispondere almeno ad alcune delle tue domande

  2. Alberto, grazie della risposta. Rimango con le antenne alzate… questa iniziativa – per quanto ne so – è l’unica nel suo genere in Italia: mi auguro che abbia successo e che riesca a promuovere iniziative imprenditoriali nuove. Però sono altrettanto convinto che l’innovazione si fa con la condivisione e la circolazione di idee piuttosto che nei circoli chiusi… la Rete mostrebbe che questa è la direzione 🙂 Ciao. Nicola