Appunti sulla democrazia

Condivido un paio di appunti che sto prendendolo leggendo Democrazia. Cosa è di Giovanni Sartori, con l’obiettivo che fungano da spunto di riflessione per Cittadini digitali.

Un’esperienza democratica si sviluppa a cavallo del dislivello tra dover-essere ed essere, lungo la traiettoria segnata da aspirazioni ideali, che sempre sopravanzano le condizioni reali. Ne segue che il problema di definire la democrazia si sdoppia, perché se da un lato la democrazia richiede una definizione prescrittiva, dall’altro non se può ignorare la definizione descrittiva (pagina 12).

La democrazia è potere del popolo sul popolo, governo del popolo sopra sé stesso … quel che conta è il ritorno del potere, più che l’andata. Se questo tragitto non è sorvegliato, se nel processo di trasmissione del potere i controllati si sottraggono al controllo dei controllori, il governo sul popolo rischia di non avere niente a che vedere con il governo del popolo (pagina 29).

In altri termini, Sartori dice che, se vogliamo definire la democrazia, dobbiamo farlo sia in termini di ciò che dovrebbe essere, per stabilire un punto di arrivo che di ciò che è effettivamente è, per capire quanto ci manca per arrivare all’ideale (che rimane comunque irraggiungibile). Con vari ragionamenti (il professore è un piacere da leggere per la velocità e la nettezza con cui argomenta) giunge a dire che la democrazia è il potere del popolo su sé stesso. Tuttavia, poiché la democrazia diretta è possibile solo in comunità molto piccole, è necessario introdurre il concetto di rappresentanza, che pone un fondamentale problema, ossia il controllo. Ebbene per controllare occorre conoscere.
Gli argomenti di Sartori bene si adattano all’idea di fare un’associazione che si occupi del contributo che i media sociali possono dare al controllo dei governanti, perché dal primo i secondi cercano sempre di sfuggire.
A ben vedere, il popolo in qualche misura delega anche il controllo, da un lato a delle istituzioni (per esempio la magistratura, sia quella contabile che quella civile e penale) e, dall’altro, ai media. Il problema è che non sembra che vi siano grandi controlli: la magistratura contabile è un organo consultivo che non ha grandi poteri; non necessariamente le inadempienze dei controllati assumono il profilo di reati; i media sono controllati da aziende apparentate con i politici e sovvenzionate dallo Stato.
Ecco allora che mettere in piedi degli strumenti che permettano ai cittadini di rendere intelligibili le informazioni sull’operato di chi governa assume un rilievo di cruciale importanza. E’ di questo – a mio avviso – che si dovrebbe occupare Cittadini digitali e di null’altro, giacché l’argomento è più che impegnativo. Voi che ne dite?

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