Cittadini digitali: riprendiamo il filo

All’inizio dell’anno scorso, ho cominciato a lavorare attorno all’idea di un’associazione che si occupasse di cittadinanza digitale o, per dirla altrimenti, del contributo che i media sociali possono offrire alla democrazia. Da bravo geek, ho registrato un dominio (cittadinidigitali.org), messo in piedi un wiki e lanciato un esperimento che però si è rilevato assai più complesso del previsto e che, quindi, si è arenato quasi subito (potete leggere qualche informazione nel wiki).
Adesso che sono riuscito a organizzare la mia vita lavorativa e familiare un po’ meglio, ho deciso che è venuto il momento di riprendere in mano la questione. Per farlo, non posso che ricorrere al contributo di chi legge questo blog. Al momento mi vengono in mente le seguenti questioni:

1. Che cosa significa cittadinanza digitale? E’ probabile che una definizione non sia strettamente necessaria. Tuttavia, mi sembra importante cercare di circoscrivere il concetto per capire cosa vi entra dentro e cosa no. Confesso di non avere le idee molto chiare in merito e forse l’espressione può risultare per certi versi fuorviante perché troppo ampia (vedi Wikipedia). Si potrebbe procedere per induzione, ponendosi quindi la seconda cruciale domanda.

2. Di quali temi deve occuparsi Cittadini Digitali? Dal mio punto di vista, ci sono almeno due temi che occorre affrontare: le opportunità offerte dai media sociali in termini di accesso alle informazioni e la neutralità della Rete. In merito al primo punto, rimandi al mio precedente post in cui cito Giuseppe Granieri. Per quanto riguarda il secondo, invece, rinvio alla voce su Wikipedia (italiano e inglese). Ovviamente, ce ne sono molti altri oltre a questi e il modo più sensato di procedere è sicuramente fare una lista ordinandoli poi per priorità.

3. Che cosa deve fare concretamente Cittadini Digitali? In termini generali, risponderei: proporre delle sperimentazioni concrete, come quella di rendere facilmente fruibili le informazioni che sono già pubbliche, ma che di fatto non sono accessibili. L’esempio da seguire è sicuramente quello dell’americana Sunlight Foundation; in Italia, invece, c’è il progetto Open Polis, che merita sicuramente molta considerazione e un contributo da parte di tutti.

4. E’ opportuno cambiare nome? A parte le questioni su cosa debba essere incluso nel concetto di cittadinanza digitale, c’è un problema pratico. Il marchese Camisani ha lanciato un’iniziativa con lo stesso nome registrando più o meno contemporaneamente al sottoscritto il dominio cittadinidigitali.it. C’è quindi un problema di sovrapposizione oltre che di diverso approccio alla questione: quello del marchese, infatti, è progetto legato a Forza Italia, mentre io vorrei che l’associazione di cui sto discutendo non abbia una connotazione politica.

A questo punto passo la palla. Attendo i primi feedback per mettere in piedi un nuovo wiki in cui raccogliere i vari contributi e iniziare a organizzare meglio le idee.

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6 Responses

  1. Per i temi credo sia attualissimo anche quello riguardo il futuro dei dati: stavo per sollevare il punto 4 ma vedo che ne hai parlato già tu. Non mi piacciono i Partiti politici via Internet (tipo quello dei pirati) e le organizzazioni non libere o che comunque entrano nell’associazionismo; sarebbe bello un wiki al quale possano partecipare tutti e che tutti si sentano cittadini digitali. Magari una bella partnership con OpenID. 🙂

  2. Nicola,
    Cittadini Digitali non è legato a Forza Italia, così come mi auguro che il tuo non sia legato a nessun partito politico attuale.
    Si tratta di un forum aperto a tutti con l’obiettivo di creare un programma da proporre per la prossima legislatura.
    Trovo che in Rete i concetti di destra e sinistra siano desueti e i punti nel primo decalogo su http://www.cittadinidigitali.it lo dimostrano. Lo stesso decreto Pisanu, è stato promulgato dal centro-destra e recentemente rinnovato di un anno dall’attuale governo di sinistra. Questo evidenzia quanto l’attuale classe politica non comprenda le logiche delle nuove economie digitali, a prescindere dai colori o dalle vecchie ideologie.
    Chi si occupa di libertà e cittadinanza digitale a mio parere dovrebbe unirsi per uno scopo che è comune, piuttosto che screditare le iniziative degli altri.
    Il nome Cittadini Digitali, così come il dominio, è stato depositato da me prima, perché evidentemente è un nome/progetto che è stato pensato prima. Parlare di sovrapposizione è scorretto. Così come lo è troncare il mio cognome o ironizzare sul mio titolo peraltro anch’esso desueto, che infatti non uso ne pubblicizzo.
    Spero un giorno di conoscerti. (per il lettore, Nicola Mattina non ho mai avuto il piacere di conoscerlo di persona. Lo conosco solo digitalemente a seguito dei suoi ripetuti post o commenti sgradevoli nei miei confronti).
    Cari saluti.
    Marco Camisani Calzolari

  3. Presente! 😉

    In quanto al punto 4 per quanto mi piaccia da sempre il nome dell’iniziativa vada per il cambio di nome, se non altro per ridurre al minimo il rischio di screzi con MCC.

    Ciao, f.

  4. Ciao _Nicola,

    mi farebbe piacere poter collaborare, anche con il mio progetto http://10punti.bloglist.it 10 punti per la rete, senza colori e senza bandiere. Solo dieci punti per aiutare la rete, scritti da chi la rete la vive, laconosce, la respira.

    Insieme probabilmente faremo molto più che da soli…

  5. E’ un’idea che mi piace, ho cercato di rispondere punto per punto qui da me. Dovrebbe arrivarti anche un trackback, se ritieni sufficiente quello, questo commento lo puoi cancellare.
    Ciao.