Cittadini digitali: una proposta concreta

Tra le tante cose che sto facendo in questo periodo, c’è una riflessione attorno al progetto Cittadini digitali. Ne ho già scritto a gennaio varie volte e penso di poter avanzare la seguente proposta.

Finalità
E’ opportuno delimitare il campo di azione altrimenti si rischia di avere un programma tanto ambizioso quanto improbabile. Dal mio punto di vista, Cittadini digitali dovrebbe proporsi di ampliare e facilitare l’accesso alle informazioni pubbliche. E quindi, per esempio, promuovere:

  • un intervento legislativo sul modello del freedom of information act inglese, per garantire l’accesso incondizionato a tutte le informazioni pubbliche;
  • la pubblicazione di tali informazioni su Internet come web service e quindi in modo che possano essere interrogate, rielaborate o aggregate dai cittadini;
  • la neutralità della rete come strumento per garantire l’accesso alle informazioni pubbliche;
  • l’uso di licenze come la creative commons che permettano il riutilizzo dei dati senza dover corrispondere royalties;
  • altre iniziative e progetti che stanno lavorando per raggiungere obiettivi analoghi.

Modalità organizzativa
Credo che la modalità organizzativa da preferire sia quella dell’associazione riconosciuta. Sinceramente non sono un esperto dell’argomento, ma sto studiando un po’ per capire quali sono le opportunità e i limiti di questa scelta. Una qualche forma di riconoscimento mi sembra necessaria, perché non si può pensare che le iniziative dell’associazione non costino nulla e quindi occorre attivare una raccolta di fondi e per la raccolta fondi ci vorrà sicuramente un codice fiscale e un conto corrente.

Nome
Rimarrebbe il problema del nome. A me Cittadini Digitali piace e non vedo sinceramente motivo per cambiarlo, anche perché a suo tempo Claudia Molinari, una brava studentessa dell’Accademia di Comunicazione di Milano, ci ha regalato un bel marchio.

Le mie sono solo proposte e vorrei avere il contributo di chi è intenzionato a partecipare all’iniziativa. Il prossimo passo sarà mettere in piedi un wiki per costruire fattivamente l’associazione e definire un piano di attività. Invece, una prima occasione di incontro e presentazione pubblica potrebbe essere il BarCamp a Torino. Attendo il vostro prezioso contributo.

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8 Responses

  1. La mia proposta per il nome e’ passata inosservata, o non ti piace?
    http://tinyurl.com/3b5woo

    Le finalita’ mi piacciono, l’idea della raccolta fondi meno 😛
    Scherzo ovviamente.

    PS.
    le due parole del captcha che mi sono capitate sono inter e priests: cos’e’ sacro e profano? E qual e’ il sacro e quale il profano?
    😀

  2. Come ben sai, Cittadini Digitali è un nome/marchio che ho registrato tempo fa. Così come ho registrato il dominio .it. Tanto è che quando l’hai voluto fare comunque hai dovuto ripiegare su un altro dominio perché il .it era preso da me precedentemente. Poi vedi tu… E’ ridicolo veder sfogare il livore che hai nei miei confronti perseverando nell’usare un nome non tuo.

  3. Marco,
    quando ho registrato il dominio cittadinidigitali.org non ho neanche verificato se era disponibile il .it per il semplice motivo che non avevo un fax sottomano e non avevo voglia di perdere tempo a cercarne uno.
    Registrare un dominio non equivale certo a registrare un marchio. Ad ogni modo, la decisione sul nome sarà demandata all’assemblea dell’associazione quando questa sarà costituita. In questo momento preferisco concentrarmi su come andare operativamente, piuttosto che stare a pensare a un nome alternativo.
    Se qualcuno non ti apprezza, non significa che ha del livore… non si può certo piacere a tutto il mondo 😀

  4. Nicola,
    mi riferivo alla boutade sul marchio che ti avrebbero regalato…
    Anyway, decidete quel che vi pare, tuttavia non le fate voi le leggi sui marchi.
    Auguri
    Marco

  5. Nicola, se non ho capito male sei o stai a Roma.
    Vorrei parlarti di questa tua proposta, se hai tempo e voglia mandami una mail (sarò a Roma da martedi a giovedi).

  6. ci sono in effetti nella legislazione italiana (o nelle prassi più o meno invalse nelle pubbliche amministrazioni? così su due piedi non saprei rispondere) dei limiti all’accesso all’informazione su atti pubblici che non sono adeguatamente motivati e sembrano ostacoli gratuiti. ad esempio, in alcune amministrazioni un cittadino non può accedere ad atti deliberativi di giunte regionali o comunali se non “dimostra” di essere “titolare” di un concreto interesse nella materia. poteva avere un senso, forse, quando non c’era internet: un ufficio non può essere bloccato a produrre copie di atti che poi non servono davvero. ma ora che c’è la possibilità di pubblicare una volta per tutte un atto e di renderlo disponibile al pubblico senza spesa, mantenere un vincolo del genere è soltanto qualcosa che va contro la trasparenza dell’azione amministrativa.

    beh nicola, io almeno “in spirito” sono con voi. ci vediamo a torino 🙂

  7. Alessandro, il punto sta proprio in quella magica espressione “titolare di un concreto interesse in materia”, che di fatto permette a qualsiasi amministrazione di impedire l’accesso a molti atti amministrativi. C’è quindi la negazione del diritto dei cittadini di essere informati e, allo stesso tempo, un l’atteggiamento di chi ha la coda di paglia e che quindi non vuole essere controllato.
    Non si considera che volersi informare non corrisponde a voler controllare. Se io sono azionista di un’azienda ho diritto di essere informato e ho accesso a molte informazioni. Questo non significa che sto facendo il revisore contabile perché non ho ruolo e potere per effettuare un controllo. Se solo si ammettesse questo punto, saremmo già un bel passo avanti.