La lettura del libro di Sartori (Democrazia. Che cosa è) procede un po’ a rilento, ma non è certo un testo da comodino, soprattutto per la velocità con cui il professore passa da un argomentazione all’altra. Il capitolo V è dedicato all’opinione pubblica e alla sua formazione: un tema centrale per il progetto associativo che finora ho chiamato Cittadini digitali (un cambio di sigla è necessario per motivi di confusione con l’iniziativa di Camisani e per motivi concettuali di cui dirò in seguito).
Dice Sartori che poiché la democrazia è il governo del popolo sul popolo, essa sarà in parte governante e in parte governata. In altri termini il popolo governa quando vota e, ovviamente, questo pone alcuni problemi in quanto le elezioni sono eventi discontinui, stabiliscono chi governerà e assai meno il contenuto del governare e, infine, fanno il computo delle opinioni. Quest’ultimo aspetto è di fondamentale importanza, giacché appare chiaro che il vero fondamento di ogni governo è l’opinione dei governati. Seguiamo Sartori oltre:
Resta da precisare perché diciamo opinione, e cioè perché non diciamo vox populi, pubblica voce o pubblica fama (come Machiavelli) e, anche perché si parli di opinioni e non di “volotà †(come la volontà generale di Rousseau potrebbe suggerire).
Quando la dizione venne coniata, i dotti del tempo sapevano greco e latino; sapevano anche che l’obiezione di sempre contro la democrazia era che il non popolo “non saâ€. Proprio per questo Platone invocava il filosofo-re: perché il governare richiedeva epistéme, vero sapere. Al che si è finito per opporre che alla democrazia basta la doxa, basta che il pubblico abbia opinioni. Dunque non cruda e cieca “volontà â€; nemmeno epistéme; ma doxa, opinione: niente di più ma nemmeno, sottolineiamolo, niente di meno. (pp. 60-61)
Il nesso tra opinione pubblica e democrazia è costitutivo: la prima è il fondamento sostantivo e operativo della seconda e quindi è necessario capire come questa opinione si forma:
I processi di opinione avvengono, nell’ordine, secondo tre modalità : i) una discesa a cascata dalle élite in giù; ii) un ribollire dalla base in su; iii) identificazioni con gruppi di riferimento. (p. 64)
Nel modello a cascata di Karl Deutsch, i processi di opinione si configurano come getti di cascata i cui salti sono interrotti da vasche. I serbatoi della cascata sono cinque: 1) le élite economiche e sociali; 2) le élite politiche e di governo; 3) la rete delle comunicazioni di massa e di coloro che trasmettono e diffondo i messaggi; 4) i leader di opinione a livello locale, ossia quel 5-10 per cento della popolazione che davvero si interessa di politica, che é attento ai messaggi dei media e che è determinante nel plasmare le opinioni dei gruppi con i quali interagisce; 5) il demos, ossia i pubblici di massa.
Ovviamente, all’interno di ogni serbatoio, le opinioni e gli interessi sono discordi e, per quanto l’andamento della cascata sia complessivamente discendente, esistono delle retroazioni.
Al modello a cascata, si contrappone il modello del bubbling-up, che diventa rilevante soprattutto quando consideriamo settori e problemi che toccano il pubblico da vicino: qui il fenomeno dei brontolii, ribollimenti e magari getti di opinione, non si pone affatto come una sottospecie dell’andamento a cascata. Di tanto in tanto, il pubblico si impunta e agisce in modo inaspettato, non previsto e non desiderato, da chi sta nei bacini superiori.
Veniamo, infine, alle identificazioni, giacché le opinioni dei singoli derivano anche, e non in piccola parte, da gruppi di riferimento: la famiglia, i coetanei, il gruppo di lavoro, affiliazioni politiche e religiose, e così di seguito.
Diciamo, allora, che e opinioni attingono da due fonti eterogenee: da messaggi informanti, ma anche da identificazioni. Nel primo contesto ci imbattiamo in opinioni che interagiscono con informazioni: il che non le rende opinioni informate ma le caratterizza come opinioni esposte e in qualche modo influenzate da flussi di notizie. Nel contesto dei gruppi di riferimento è facile imbattersi, invece, in opinioni senza informazioni. Il che non significa che in questo opinare l’informazione sia del tutto assente, ma che le opinioni sono precostituite rispetto alle informazioni. L’opinione senza informazione è dunque una opinione che si difende contro l’informazione e che tende a sussistere a dispetto dell’evidenza contraria.
Avendo discusso di come si forma l’opinione pubblica, nel prossimo post continuerò a seguire Sartori, occupandomi di chi fa l’opinione pubblica.
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