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10domande: i problemi di voto

Devo chiedere scusa a chi non è riuscito a votare i video di 10domande negli ultimi giorni: purtroppo uno dei controlli che avevamo implementato per scoraggiare la votazione scorretta, ha presentato un comportamento anomalo. Non entro in dettagli tecnici perché non sono il mio campo (probabilmente, ne parlerà Gianluca nel suo blog), ma adesso il problema dovrebbe essere definitivamente risolto (il condizionale è sempre d’obbligo, ma solo per scaramanzia 😉 ).
Colgo invece l’occasione per proporre tre considerazioni. La prima riguarda la dietrologia, che evidentemente caratterizza il pensiero di molti: di fronte al malfunzionamento, infatti, si è parlato subito di complotto (vedi i commenti a questo post di Stefano) o di chissà quale raggiro. Chissà: probabilmente dipende anche dal fatto che i media tradizionali hanno perso gran parte della propria credibilità.
La seconda riguarda la capacità di promuovere il proprio punto di vista. Mentre scrivo i due video più votati sono stati registrati da Stefano Quintarelli e da Livia Iacolare, che – con tutta evidenza – sono state due persone che sono riuscite a promuovere in modo più efficace il proprio quesito. Tant’è vero Stefano compare anche nella homepage di BlogBabel tra gli argomenti di cui si parla oggi. Il video di Livia, invece, è stato citato da alcuni siti in cui si parla di diritti delle coppie omosessuali.

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La terza osservazione, infine, riguarda più in generale il voto online. Nel mondo reale, si adotta un sistema tanto semplice quanto intuitivo: una testa un voto. Il voto viene espresso in un luogo fisico da chi ha ha i requisiti, che vengono accertati con una qualche procedura (tipicamente, l’iscrizione in un registro e un documento di identità). Quando si elimina la fisicità, si pone il problema di associare il voto a qualcosa di diverso dalla testa. Ovviamente, la scelta dipende dalla certezza che si vuole avere, considerando che maggiore è la certezza e più alta è la barriera da superare per consentire il voto.
Il progetto 10questions negli Stati Uniti ha associato il voto all’Ip impedendo che uno stesso Ip potesse votare più di una volta in determinato periodo di tempo. Noi abbiamo preferito associarlo al browser utilizzando i cookie e dei controlli che scoraggiassero l’uso malizioso del sistema. Ci è sembrato un giusto compromesso, soprattutto perché volevamo evitare di sottoporre l’utente a una procedura di registrazione. Se, invece, avessimo scelto la registrazione, avremmo associato il voto a un indirizzo di posta elettronica oppure a un numero di cellulare (come ha fatto Wikidemocracy). Però, ne sono convinto, ci saremmo persi per strada la maggior parte degli utenti, che avrebbe rinunciato a votare di fronte ai passaggi imposti dalla procedura di registrazione.

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