Quest’estate ho cominciato a raffinare l’idea di un social network dedicato allo studio degli aspetti economici e alla divulgazione dei media sociali tra le aziende italiane. In quest’ultimo anno, infatti, ho avuto modo di dialogare con molte persone su come impiegare le piattaforme sociali per il marketing e la comunicazione (esterna e interna) e ogni ho volta ho dovuto constatare che c’è un gap tra chi conosce il mondo dei media sociali e chi – invece – si occupa di branding, relazioni pubbliche, advertising e così di seguito.
Elastic, da sola, non può colmare questo gap, quindi ho pensato che sarebbe stata una buona idea cercare di creare un social network che mettesse attorno al tavolo e varie figure professionali interessate ai social media per costruire conoscenza, dialogo e, non ultimo, occasioni di business. Ho iniziato a parlare dell’idea in giro e ho avuto la fortuna di trovare sulla mia strada Luca Colombo (direttore marketing di Msn e Windows Live), che l’ha fatta propria e ha deciso di far partecipare Microsoft come founding partner del Club.
Questo post è il primo di una serie: desidero condividere il progetto per raffinarlo e renderlo migliore. Nelle ultime settimana ho preso un po’ di appunti, definendo una missione e una visione. Poi ho cercato di individuare i membri e le loro caratteristiche con l’obiettivo di capire quale dovesse essere il valore conferito dai membri al Club e quale quello ottenuto. E’ questo un punto molto importante e non deve esservi margine per ambiguità e quindi mi sono sforzato di essere il più analitico possibile. Parto con l’esposizione enunciando la missione e la visione e mi metto in attesa dei vostri commenti.
Missione
Il Club dei media sociali si propone di:
- promuovere lo studio, la conoscenza e l’uso dei media sociali tra le aziende italiane favorendo l’approccio multidisciplinare;
- promuovere la creazione di opportunità di business per i membri.
Visione
Il Club dei media sociali vuole connotarsi come:
- una comunità di pratica, in quanto si forma attorno a un dominio di conoscenza e prevede la condivisione di esperienze e la creazione di un repertorio di pratiche che includono risorse, storie, tecniche e metodi;
- un network delle idee, che faciliti la circolazione e la selezione di idee sui media sociali facendo emergere quelle più interessanti;
- una rete di affari, giaccheÌ promuoveraÌ€ l’incontro tra i professionisti che si occupano di media sociali, le piattaforme di social networking e le aziende che possono trarre vantaggio commerciale, organizzativo o di comunicazione dall’uso delle pratiche e degli strumenti del web 2.0;
- un leadership network, poicheÌ permetteraÌ€ l’emersione dei protagonisti nei vari gruppi coinvolti nel progetto.
Technorati tags: club+media+sociali, luca+colombo, microsoft, windows+live, msn
4 Responses
L’idea è molto buona. Mi viene da pensare a quali figure potrebbero sposare in concreto dentro le singole aziende questo tipo di attività e come facilitare le comunicazione qualora i soggetti provengano da diverse divisioni aziendali.
ciao, credo che in questo ambito serva sicuramente un punto di incontro.
il piu’ è avere il tempo di partecipare con continuità ai mille rivoli della conversazione 🙂
Oppure l’idea è di creare qualcosa di piu’ formalizzato, stile ADCI?
ciao
gluca
Gianluca, non sono sicuro che la formalizzazione sia la strada giusta: finisce che ci si perde in cose secondarie, tipo gli statuti e le cariche. Credo che, soprattutto nella fase di startup, il Club debba avere una struttura leggera e una governance molto chiara per evitare che si prendano molte direzioni che non portano da nessuna parte.
L’idea è bella. Quindi metto in luce solo i punti che non mi sono chiari.
Avere a che fare con figure aziendali diverse costituisce una risorsa e un problema. Mi spiego. L’attenzione che ognuno dedica alla sua porzione di lavoro rischia di costruire derive infiniti sulle tematiche ecc. Credo quindi che trovare una formula per portare ad una comprensione “globale” del tema sia essenziale.
Credo anche io che una struttura light in questa fase aiuti, occorrerà però una strategia di socializzazione alla dimensione conversazionale e anche la progettazione di tools introduttivi che non diano per scontato la familiarità con questo mondo.