Microsoft a caccia dell’intelligenza collettiva

Cominciamo con un disclaimer: Microsoft è cliente di Elastic (la mia società di consulenza) in quanto Windows Live è founding partner del Club dei media sociali. Ciò detto, possiamo proseguire con il ragionamento.

Ieri sono stato a cena, insieme a un manipolo di altre persone che scrivono a vario titolo in un blog, con Stephen Elop, presidente di Microsoft Business Division. E’ stata una chiacchierata interessante e abbiamo parlato innanzitutto di cloud computing e dell’approccio dell’azienda al Software as a Service, ossia tutte quelle applicazioni che vengono usate online tramite un browser.
Insieme con Elop, c’erano l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane e non meno di quattro direttori della sede italiana. Da un lato manager di una grande azienda, dall’altro liberi professionisti, piccoli imprenditori (come il sottoscritto), impiegati… per un totale di non più di dieci persone normali, non certo guru o consulenti super pagati di grandi società internazionali di consulenza.
E mi sono domandato: perché Stephen Elop, un top manager che guadagna milioni di dollari l’anno senza contare le stock option, che può accedere alle migliori intelligenze e farsi tranquillamente intervistare da decine di giornalisti decide di incontrare il sottoscritto? Non certo perché io, il giorno dopo, possa scrivere un post compiaciuto per l’oculata scelta di Vincenzo Cosenza che ha organizzato l’incontro per Digital Pr.
Pur non avendo posto la domanda direttamente, l’argomento è venuto fuori e la risposta più interessante mi è sembrata quella di Pier Paolo Boccadamo, direttore della strategia di piattaforma. Idee diverse, punti di vista lontani anche anni luce da quelli che puoi trovare in azienda o che ti possono dare i consulenti che ti consegnano chili di rapporti e documenti pagati a peso d’oro.
In altri termini, ho l’impressione che almeno una parte dei manager che ho conosciuto in queste occasioni stia maturando o abbia maturato la consapevolezza che le risposte non stanno solo nei posti dove le hanno sempre trovate e che sia necessario andare a caccia. Non mi sorprenderebbe se, a margine di questi incontri, gli stessi manager si incontrassero nuovamente per valutare che cosa ne è venuto fuori. Ovviamente, non mi aspetto che parlino di quanto fosse acuta l’osservazione dell’uno o pungente la domanda dell’altro. Penso, che dovrebbero discutere di come affinare le armi per la caccia di micro trend significativi per il proprio business. Per lo meno, questo è il senso che io darei a questi esperimenti di creazione di nuove relazioni: mettere a punto nuovi metodi.

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