Renato Brunetta sembra proprio lo stereotipo di italianità deprecabile. A leggere l’Espresso (Che furbetto quel Brunetta) è un furbetto: applica due pesi e due misure. C’è un’etica che gli permette di essere: un parlamentare mediamente assenteista, potremmo dire quasi un fannullone; un professore che raggiunge il ruolo di ordinario passando per scorciatoie giacché la strada maestra gli è preclusa; un profittatore dei beni pubblici dal momento che affitta prima e acquista poi dall’inpdai una casa a condizioni eccezionali; un traffichino che riesce a farsi dare concessioni edilizie per costruire una villa dal sindaco di Ravello in cambio di favori politici. Ovviamente si può eccepire che l’Espresso è di parte. Tuttavia, la smentita dell’economista non è certo brillante: oggi pubblica nel sul sito nel sul sito i documenti che proverebbero che la testata lo sta diffamando. Non li ho guardati tutti. Mi sono soffermato sulla tabella che mette a confronto i numeri sulle presenze in aula. Brunetta dice che, nella legislatura 1990-2004 è stato presente al 53,1% delle sedute e l’Espresso al 53,7%, mentre per quella successiva (2004-2009) le sue presenze sono al 66,6% contro il 63,8 calcolato dall’Espresso. Beh, pur ammettendo che i numeri corretti siano quelli del ministro, la sostanza non cambia: non si può certo dire che sia uno stakanov del Parlamento europeo.
Poi ho guardato anche l’atto di acquisto della casa di Ravello in cui si dimostra che non è stata comprata dalla signora indicata nell’articolo, ma da un’altra persona. Però la domanda a cui rispondere non è questa: quello che vorremmo capire è come fa un immobile che vale poco più di 50 mila euro a diventare una villa di quasi 200 metri quadri.
Infine, c’è questa patetica storia del Nobel, cui il nostro avrebbe rinunciato per dedicarsi alla politica, come si evince in questa divertente dichiarazione rilasciata a Matrix:
L’investitura per il Nobel è autorevole: un articolo di Ricardo Franco Levi che però parla dei futuri Keynes, non dei futuri Nobel… una differenza piccola piccola 😉 Mi devo ricordare di chiedere a Luca De Biase di scrivere un articolo sui futuri Habermas o Durkheim o Bauman e buttare lì che io sono uno dei candidati. Così tra vent’anni, caso mai mi dovessero intervistare, io potrò spiegare che non ho avuto un qualche riconoscimento accademico importante (non credo che esista un nobel per la sociologia) perché ho preferito fare siti web per i miei clienti 😉 D’altro canto, bisogna andare per priorità …
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One Response
La cosa triste è che Brunetta, che è riuscito con merito a studiare e a diventare “qualcuno” pur provenendo da una famiglia di umili origini, dovrebbe essere il primo ad avere una certa visione “socialista” del mondo ; sembra invece che si porti appresso una frustrazione di fondo ed una voglia di rivalsa che gli fa preferire la solita doppia morale della destra, non solo italiana: privilegi e diritti per me, prediche e doveri per gli altri.