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Obamania: la politica ai tempi di Internet

Ieri sera, ho avuto il piacere di essere ospite di Fabio Bistoncini che ha organizzato un aperitivo per parlare di Internet e politica. Ovviamente, non potevo non parlare di Obama e, dopo aver passato un po’ di giorni online a leggere il blog del presidente eletto e una piccola porzione della valanga di post e articoli sull’argomento, ho deciso di focalizzare l’attenzione sull’uso degli strumenti. Ne è venuta fuori una presentazione che ho messo su slideshare e che trovate qui di seguito:

Obama

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Poiché, generalmente nelle slide scrivo molto poco testo, è opportuna una piccola spiegazione. Il punto di partenza è il messaggio che permea tutta la campagna: “abbiamo bisogno di un cambiamento e possiamo averlo solo se ci lavoriamo tutti insieme”. Se questa è la premessa, allora gli strumenti che occorre mettere in campo devono servire a riempire di contenuti il messaggio. Il resto della presentazione, quindi, è semplicemente una raccolta di episodi che mostrano l’enfasi sull’azione e il perseguimento di molti obiettivi tattici differenti.
E’ sufficiente una rapida occhiata alla homepage del sito di Obama per constatare che non c’è spazio per l’autocelebrazione e che tutti gli elementi sono disposti per incoraggiare gli utenti all’azione: donare dei soldi, organizzare o partecipare a degli eventi, iscriversi alla liste elettorali e così di seguito. Ma è dall’analisi delle campagne di comunicazione organizzate in occasione delle votazioni nei singoli stati che si può apprezzare la robustezza dell’approccio: ogni stato, infatti, ha le proprie peculiarità e quindi ha bisogno di azioni specifiche.
Insomma, l’uso della Rete diventa un elemento di vantaggio competitivo perché riempie di contenuto un progetto politico e una promessa. Questa considerazione rende anche immediatamente evidente quale sia il reale problema dei tanti, velleitari, tentativi dei politici (non solo italiani) che si affacciano sulla Rete per conversare, ma non si capisce bene di cosa e con quale obiettivo. Oppure della sostanziale inutilità di progetti come YouDem, dove non è chiaro per quale motivo si debbano condividere dei video, quale sia il progetto collettivo cui si dovrebbe aderire.

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