Negli ultimi due giorni sono stato a Monaco per partecipare alla conferenza DLD (Digital Life Design). Ne parla Luca De Biase (Incontri straordinari: Kahneman e Taleb) e Luca Conti (L’esperienza DLD). Concordo con entrambi: questa è stata uno degli incontri più interessanti a cui ho partecipato negli ultimi tempi. Eppure anche in questo caso ci sono stati talk noiosi, inconcludenti, banali e ripetitivi: direi che è nella natura della cose.
Tuttavia, alle conferenze non si va solo per ascoltare i relatori: sono un’occasione di networking e proprio l’opportunità di incontrare persone con si può fare affari è quello che giustifica il prezzo per accedere a LeWeb, al Fowa o addirittura al Ted.
Una conferenza quindi è fatta di due aspetti: i contenuti e il networking. Il DLD è venuto particolarmente bene, le edizioni del Fowa cui ho partecipato io erano piuttosto banali, mi dicono che LeWeb del 2008 sia stato tutto sommato poco interessante e che il Web2Expo poteva essere tranquillamente dimenticato.
Bene: shakeriamo tutte queste cose insieme e scusatemi se non seguo un ragionamento strutturato, ma ho bisogno del vostro aiuto per mettere a fuoco la questione.
Non mi sembra che in Italia ci siano incontri sui media sociali con una vocazione internazionale, né per parlare di business né per far incontrare potenziali imprenditori con investitori. Tutti i convegni italiani a cui ho partecipato o a cui sono stato invitato erano rigorosamente in italiano.
Allora l’idea che mi sta frullando per la testa sarebbe la seguente:
- offerte contenutistiche ce ne sono tante e non ha molto senso metterne in piedi un’altra. Tutte fanno affidamento sulla presenza di grandi nomi e sulla partecipazione dei top manager delle aziende sponsor. E se, invece, adottassimo la formula del camp? In fin dei conti, se tutte queste persone interessanti si ritrovano insieme, qualcosa da ascoltare anche da loro ci sarà… che parlino invece di scambiarsi solo biglietti da visita come forsennati;
- tutte queste benedette conferenze si svolgono in paesi con un tempo infame in inverno. Il che da un lato è positivo, così non si hanno distrazioni. Ma vuoi mettere, il clima a maggio o giugno a Roma? Volete dirmi che agli inglesi non piacerebbe farsi una passeggiata dalle nostre parti per una conferenza d’affari?
- allora, la questione diventa semplice: a me sta venendo voglia di organizzare il prossimo RomeCamp in versione internazionale, offrendo un posto per fare business networking e per dare l’opportunità a tutte queste persone che hanno idee e visioni interessanti di dire la propria. Ovviamente sono invitati anche quelli che normalmente vengono pagati per condividere la propria conoscenza, ma stavolta niente fee, niente biglietto di prima classe e niente albergo a diciotto stelle.
E’ un’idea tanto campata per aria? Voi che ne pensate?