Trendz: un esperimento di ricerca collaborativa del Club dei media sociali

Tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, ho lanciato due thread di discussione: nel gruppo del Club dei media sociali di Linkedin e su Friendfeed. La domanda era:

In questo periodo, molti esperti siti americani hanno fatto previsioni su cosa accadrà nel settore del media sociali nel 2009. Ne potete trovare una sintesi in questa presentazione http://www.slideshare.net/TrendsSpotting/social-media-influencers-predictions-2009-by-trendsspotting-presentation?type=powerpoint. E in Italia cosa accadrà? Perché non proviamo tutti insieme a individuare le linee di tendenza dei media sociali nel nostro paese?

Complessivamente hanno risposta alla sollecitazione 32 persone con contributi molto diversi tra loro: un link, una presentazione condivisa su Slideshare, un commento nei due thread, un post nel proprio blog. Il formato della risposta è stato lasciato intenzionalmente libero, per non vincolare le persone e lasciare che si potessero esprimere liberamente.

Il risultato è un puzzle di idee e previsioni che ho cercato di sistematizzare in cinque aree: tecnologie del quotidiano, identità, mobilità, strumenti e business. La bozza che sto facendo circolare in questi giorni è qui: Trendz – 4 marzo.pdf.

Lascio a voi giudicare se questo puzzle lascia intravedere una disegno verosimile oppure no: anzi, sarò grato a chi vorrà leggere il pamphlet e commentare questo post con le sue considerazioni. Dal canto mio riporto alcuni dei commenti che mi hanno fatto alcuni dei 32 autori:

  • Luca Alagna suggerisce di creare una mind map e mi ha spedito una prova molto interessante. Spero abbia la voglia di continuare insieme con l’obiettivo di completarla e includerla a corredo del testo.
  • Enrico Rinero dice: Sarebbe bello però far si che questo ebook si trasformasse in un documento più completo, quindi non solo la mera ripresa di quanto detto dagli autori ma anche una rielaborazione finale o iniziale per ogni argomento trattato, affiancato link / slides / video etc che possano in parte dimostrare quanto detto dando “sostanza”. I contenuti allegati chiaramente non dovrebbero appartenere agli autori coinvolti. Questo documento potrebbe diventare quindi un e-book annuale con un valore per un più ampio raggio d’utenza interessata.
  • Gianluca Diegoli suggerisce di sollecitare contributi dalla lunghezza omogenea e di introdurre dei tag per ogni intervento.
  • Stefano Mizzella mi manda addirittura un pdf in cui, tra le tante cose, ipotizza l’utilizzo della stessa procedura anche per tematiche più ristrette: il futuro del micro-blogging, l’evoluzione del self-casting, il rapporto tra nativi e
    immigranti digitali, ecc. Un’iniziativa del genere potrebbe anche essere trasformata in una sezione a scadenza mensile di una testata specializzata (una rubrica su Wired?) Chissà cosa ne pensa Riccardo Luna 😉

Il progetto del Club dei media sociali è finanziato da Windows Live, a cui ovviamente vanno i miei ringraziamenti perché nel corso del 2009 mi permetterà di dedicare una quota significativa del mio tempo a compiere degli esperimenti di ricerca collaborativa, di cui questo è solo un piccolissimo assaggio.

5 Responses

  1. Ho dato una letta molto veloce, visto che alcune delle discussioni le avevo intercettate su FF, dove molti di coloro che sono intervenuti sono miei contatti (diretti o indiretti).

    Queste previsioni sono fatte da una ristretta nicchia di early adopter (di cui anche io faccio parte) che tendenzialmente hanno una visione abbastanza distorta, in totale buona fede, sul futuro di questi strumenti.

    Sul fenomeno Facebook, ad esempio, credo si abbiano troppe aspettative, soprattutto per l’Italia: per quel poco che può valere la mia esperienza di iscritto a Facebook nel 2006, l’entusiasmo degli italiani per la creatura di Zuckenberg mi pare si sia già attenuato enormemente. I numeri possono crescere, ma è il livello di attività e di qualità dei contenuti che conta.

    Ho letto che secondo molti i tempi sono maturi per un utilizzo consapevole e “sistematico” di questi strumenti e anche per questo, secondo me, si andrà ben oltre il 2009.
    Banalizzando: nelle ultime settimane, cercando contatti per organizzare al meglio il barcamp di Parma, mi son reso conto che anche coloro che hanno a che fare con la Rete tutti i giorni, anche professionalmente, abbiano difficolta a gestire le comunicazioni via email oppure tramite siti web istituzionali.
    Di strada da fare ce n’è tanta prima di parlare di mobile Internet e Web 2.0

    Lo sforzo e l’idea di condurre una ricerca in maniera aperta ai contributi esterni è lodevole e in linea con l’evoluzione del mondo delle ricerche su questo campo, ma temo che il rischio di distorsioni, dato il campione fortemente non rappresentativo, sia molto forte.

  2. @Davide. In questo tipo di esperimenti non è importante la rappresentatività del campione: non stiamo cercando di fotografare le attitudini delle persone con riferimento a un certo tema. Sarebbe, invece, più importante definire il livello di expertise delle persone che rispondono. In processi più strutturati, come il Delphi, si parte proprio selezionando un gruppo di esperti e si usano dei criteri “oggettivi” (in ambito accademico, per esempio, le pubblicazioni). Quindi si struttura la conversazione tra questi esperti in modo da arrivare a un risultato condiviso e approvato.
    Sarebbe molto interessante capire come strutturare meglio il percorso per fare crowd sourced research 🙂