Marco Massarotto propone alcune considerazioni partendo dalla sidebar di Facebook di Debora Serracchiani, che mostra 2.358 richieste di amicizia non accettate, 248 inviti ad eventi senza risposta e la mancata partecipazione a 1.257 gruppi.
Dice Marco:
… il risultato è che un politico, anche solo emergente e con un seguito limitato, rischia di non farcela a gestire la sua immagine in prima persona. Ma il senso del web è proprio questo: il dialogo diretto. E quindi?
Far rispondere un segretario non si può, sarebbe (giustamente) un piccolo scandalo. Anche se certe funzioni in realtà un Personal Assistant potrebbe assolverle. Si aprono quindi due scenari.
Fino a dove un politico sui social media può “farsi sostituire�
I Social Network possono paradossalmente tornare a diventare strumenti di comunicazione di massa (one to many)?
Penso che sia molto difficile che un personaggio pubblico possa gestire la propria immagine in prima persona e non sono tanto convinto che il senso del web sia solo il dialogo diretto tout-court, anche perché non si può parlare con migliaia (decine di migliaia) di persone.
Se accettiamo l’idea che un politico debba essere connesso con tutti gli elettori (inclusi quelli potenziali) allora stiamo proponendo un modello di rete hub & spoke in cui esiste un punto centrale connesso con tutti gli altri. Se ci muoviamo in questo contesto, ignoriamo il potenziale che nasce dai legami tra tutti i nodi della rete.
Se, invece, adottiamo come paradigma di riferimento quello delle reti centro/periferia, dobbiamo arrivare alla conclusione che il politico è uno dei nodi, che non deve essere necessariamente collegato con tutti gli altri nodi del network. Anzi, la cosa importante è fare in modo che la rete sia fittamente intessuta: tanto maggiore sarà il numero dei legami tra i nodi, e tanto più efficiente sarà distribuzione della comunicazione.
Volendo estremizzare il ragionamento, potremmo aggiungere che non è affatto necessario che il politico sia un nodo del network: il politico dovrebbe invece rappresentare un punto focale, ma la rete dovrebbe funzionare autonomamente. Questo è il modello adottato dalla campagna elettorale di Obama. Se ci riferiamo a Facebook, non esiste un profilo di Barack Obama, ma una page. Se ci riferiamo a My.BO non esiste un utente Barack Obama, ma gli utenti sono incoraggiati a fare network tra di loro e a scambiarsi informazioni e messaggi.
Concludo: è probabile che si tratti di una questione di scala. Se si tratta di un politico locale, allora può anche esserci un contatto diretto tra le persone. Se si tratta di un politico che insiste su un elettorato ampio, non è plausibile che il dialogo sia diretto e non c’è alcun motivo per cui la relazione con gli elettori non possa essere gestita dai membri dello staff. Basta che si presentino con nome e cognome, come hanno fatto David Plouffe e tanti altri del comitato elettorale di Obama.
3 Responses
Concordo con quello che dici. Conosco dei giovani politici che si fanno propaganda attraverso i social network.. sottolineo giovani, che hanno dimestichezza del mezzo e che utilizzano in questo caso Facebook sia per i propri legami personali che per motivi di propaganda. Ma quando questa dimestichezza non la si ha, o anche il tempo perchè magari si predilige comunque forme di comunicazione più tradizionali .. ho si scelgono forme di coinvolgimento forse un pò meno “dirette” o personali o “coinvolgenti”, come la Fanpage di Obama ad esempio.. o meglio lasciar stare, perchè si rischia di fare una brutta figura. Un politico che non accetta le amicizie.. insomma.. non è che sia bello! Mi chiedo come Marco abbi avuto accesso alla sidebar..
@Gioia. Non credo che sia una questione di dimestichezza, ma di scala. Per esempio, io ho oltre 600 friend su FB, quasi 900 follower su Twitter e via dicendo. Non li seguo perché materialmente non potrei, ma non sarebbe neanche utile: si tratta di una rete di opportunità cui ricorro di tanto in tanto soprattutto per fare leva sull’intelligenza distribuita che sottende. Se anche una parte poco rilevante di relazioni digitali decidesse di instaurare un dialogo per me non ci sarebbe modo di dare un seguito: vedi quanta difficoltà ho a seguire il gruppo del Club dei media sociali su Linkedin.
Credo che un politico non dovrebbe neanche avere un profilo su Facebook: dovrebbe avere una pagina come un qualsiasi brand. E non dovrebbe far finta di dialogare a destra e sinistra. Dovrebbe invece tenere viva una rete di sostenitori e alimentarla con contenuti e azioni, coinvolgendo le persone in attività concrete.
La sidebar è stata pubblicata dalla stessa Serracchiani nel suo account di Flickr.
ho risposto da marco, secondo me la parola media trae in inganno, e sono d’accordo con te. l’account personale della serracchiani non dovrebbe superare il limite della gestibilita’ diretta, accettando solo persone conosciute e ignorando le altre richieste: poi la rete indirettamente fara’ il resto con altri nodi e altri gruppi. per comunicare con tutti, meglio forme come il blog o la fan page. punto.