L’intergruppo parlamentare 2.0: risposte e riflessioni

Reti e Google rispondono al post in cui sollevavo alcune perplessità sull’intergruppo parlamentare 2.0 e sul suo funzionamento. In grande sintesi, entrambi dicono: è vero che Google è cliente di Reti, ma non è vero che Google finanzia in alcun modo l’intergruppo parlamentare; l’attività che Reti ha svolto a favore dell’intergruppo è da considerarsi assolutamente volontaria.
Per Reti, il presidente Massimo Micucci ha lasciato due commenti al mio precedente post. Invece Marco Pancini, european senior policy counsel di Google mi ha scritto e mi ha autorizzato a pubblicare la sua risposta:

Ho letto con attenzione il tuo blog ed anche la risposta che ha già postato Massimo Micucci.
Non posso che ripetere quanto abbiamo già comunicato alle agenzie di stampa e cioè questo:
“Google sottolinea di non aver mai finanziato né direttamente né indirettamente il gruppo interparlamentare 2.0, con il quale collabora da molto tempo perché le tematiche e le problematiche della Rete possano essere pienamente analizzate in un’ottica multi-stakeholder”.
In più io non credo nel vecchio modo di fare lobby basato su gruppi di interessi non trasparenti per ottenere vantaggi ‘particolari’. La nostra collaborazione con l’intergruppo si è incentrata su una pura attività di advocacy: ovvero far comprendere le opportunità che le nuove tecnologie rappresentano per il nostro Paese. La nostra stella polare è che quello che è buono per gli utenti internet è buono per Google.
Le tue proposte sono più che interessanti e sono sicuro che i parlamentari che fanno parte del Gruppo saranno più che interessati ad approfondirle: sono un supporter del processo multistakeholder (ad esempio l’IGF) in cui tutti i soggetti interessati (Istituzioni, aziende e società civile) dialogano e collaborano alla definizione delle policy.

In un certo senso, rincuora sapere che Reti abbia operato a titolo puramente volontaristico. Infatti, finora, l’intergruppo non sembra aver brillato né per impegno né per risultati. Oltre al video dl Paglialonga che lamenta la generale passività dei partecipanti, ci sono due testimonianze che vale la pena riportare:

  • Alfonso Fuggetta incontro l’intergruppo a luglio, commentando “Ebbene si. Ho fatto l’incontro a Roma. Sapete in quanti si sono presentati? Uno, 1, dicesi 1. Non dico altro.”
  • Marco Montemagno ricorda “Ok mia esperienza con l’Intergruppo parlamentare: invitato a un incontro a Roma qualche mese fa non si è presentato nessuno senza neanche una motivazione o 2 righe di scuse. Tempo perso. Imbarazzante e assolutamente privo di professionalità.”

Insomma, c’è veramente tanto da fare per coinvolgere i nostri parlamentari in un’attività legislativa sugli spazi digitali consapevole e non orientata solamente dagli interessi economici delle grandi aziende. Riprendiamo il filo a gennaio, magari con una lettera aperta ai parlamentari che già hanno aderito all’intergruppo e a tutti gli altri che ancora devono aderire. Lasciate i vostri commenti 🙂

5 Responses

  1. Seguo con molto interesse la vicenda, essenziale secondo me in questi tempi di caccia alla rete. Disponibile a dare una mano, e spendermi su un’azione congiunta di sensibilizzazione…

  2. beh… se non altro il problema che l’intergruppo diventi luogo di decisioni nefaste non si pone

    si pone invece quello di parlamentari, come dire… “poco professionali”?

    … rubo l’eufemismo a Montemagno perché ci sarebbe da dir peggio, se i parlamentari che si dicono interessati a Internet sono questi e hanno questa spinta, c’è da meravigliarsi che esista ancora una rete in questo paese