Il dono della lettura

robert_louis_stevenson_portrait_by_girolamo_nerliGirovagando tra gli scaffali di una libreria, mi è capitato tra le mani un libretto di Robert Louis Stevenson intitolato L’arte della scrittura ed edito da Mattioli 1885. Si tratta di una raccolta di 5 articoli sull’esperienza dello scrivere e sul rapporto tra scrittore e artefatti letterari. Ne riporto un brano sul quello che l’autore chiama il dono della lettura:

Il dono della lettura, come l’ho chiamato prima, non è cosa comune né viene sempre compreso nel modo giusto. Consiste, in primo luogo, in un grandissimo attributo dell’intelletto – una sorta di grazia libera, lo definirei – grazie alla quale un uomo si rende conto di non avere mai ragione fino in fondo e che le persone le cui opinioni differiscono dalle sue non hanno mai del tutto torto. Può anche credere a dei dogmi, crederci appassionatamente, ma deve essere consapevole del fatto che gli altri magari ci credono in modo più distaccato o credono in dogmi diversi, oppure ancora non credono in alcun dogma. Ebbene, per chi possiede il dono della lettura tutto questo sarà alimento prezioso. Riuscirà a cogliere il rovescio di ogni affermazione e di ogni virtù. Non dovrà sostituire i suoi dogmi di conseguenza, ma potrà cambiare il modo in cui li legge e integrare e correggere le deduzioni che ne trae. La verità umana, che al fondo è sempre una bugia, nasconde alla vista una porzione di vita più vasta di quella che rivela. Sono gli uomini che detengono un’altra verità o, come a volte crediamo, una pericolosa bugia, a poter ampliare il nostro ristretto bagaglio di nozioni e destare le nostre coscienze assopite. Sono le cose che ci appaiono radicalmente nuove, o spudoratamente false, o molto pericolose, a mettere davvero alla prova il lettore. Se egli si sforza di capirne il senso, di capire le verità che ne stanno a fondamento, allora ha il dono, e che sia lasciato libero di leggere. Se viene semplicemente ferito, o offeso, oppure si mette a inveire contro la follia dell’autore, farebbe meglio a darsi ai quotidiani, perché non sarà mai un vero lettore.
E a questo punto, per illustrare la mia tesi in modo più adeguato ed efficace dopo aver espresso la mia parziale verità devo necessariamente passare a illustrare la verità contraria. Perché, dopotutto, non siamo che recipienti dal contenuto molto limitato. Non tutti gli uomini possono leggere tutti i libri; è solo tra le pagine di pochi libri scelti che un uomo può riuscire a trovare il nutrimento adatto a lui e gli insegnamenti più adeguati sono quelli più gradevoli al palato e che si rendono più digeribili alla mente. Uno scrittore lo impara velocemente e questa scoperta diventa il suo principale sostegno: procede dunque senza paura, promulgando le sue leggi, e in fondo al cuore sa quanto sia facile dimostrare che la maggior parte delle cose che dice sono false, che molte sono di natura ibrida e che alcune possono ferire, mentre solo pochissime sono davvero di rendere un servizio; ma sa anche che quando le sue parole finiscono di un vero lettore, verranno soppesate e vagliate, e assimilate solo nella misura e negli aspetti che davvero gli si addicono; quando invece finiscono nelle mani di qualcuno che non sa leggere con intelligenza, restano come mute e inarticolate, rivolte a orecchie sorde per sentire ed è come se al loro segreto non fosse mai stata data voce.

One Response

  1. gli antichi greci ottenevano dalla separazione delle azioni le due unità morali complementari ed opposte: il bene e il male. il testo mi ricorda questa vecchia distinzione. ma non sono un lettore. però una volta ho letto:
    […]l’integrazione dei campi, un tempo separati, della pubblicistica e della letteratura (da un lato l’informazione e il dibattito, dall’altro le belle lettere) comporta un particolare dislocamento della realtà, per non dire un caotico aggrovigliarsi dei diversi livelli di realtà. Nel comune denominatore del cosiddetto human interest si sviluppa il mix compositum di un materiale ameno insieme accettabile e gradevole, che sostituisce tendenzialmente l’adeguatezza alla realtà con la fruibilità e fuorvia al consumo impersonale di stimoli alla distensione invece di guidare all’uso pubblico della ragione.[…]

    ma sono solo parole:)