Il linguaggio dei nuovi media

Il linguaggio dei nuovi media è un libro di Lev Manovich, che vale la pena di leggere anche se ormai è stato pubblicato un po’ di anni fa (la prima edizione è del 2001 ed è uscito in Italia nel 2004). Le tesi sostenute dall’autore sono riassunte in queste slide che ho utilizzato per delle lezioni all’Accademia di Comunicazione nel 2005 e che conservano tutta la loro attualità, giacché i temi trattati sono alla base di molte riflessioni sui social media:

E’ interessante soffermarsi sulle ultime slide, che riguardano il rapporto delle persone con lo schermo. Dice Manovich che:

La cultura visiva dell’era moderna è caratterizzata dall’esistenza di un altro spazio virtuale racchiuso all’interno di una cornice e situato all’interno del nostro spazio normale.
La cornice separa due spazi totalmente diversi che in qualche modo coesistono.
Lo schermo “imprigiona” l’utente implicando la sua immobilità fisica. In questo senso segue la cultura del dipinto e del cinema.

Quindi noi esploriamo degli spazi che sono intrappolati in una cornice. A questo concetto io aggiungerei che: più questi spazi ricorrono a metafore astratte e più sono facili da utilizzare e frequentare. Infatti, ogni volta che essi assumono la forma di uno spazio fisico (per esempio gli mmporg o Second Life), rimangono confinati in una nicchia di appassionati. Quando, invece, abbandonano la metafora del luogo fisico, allora è come se si abbattesse una barriera e le persone li usano con maggiore disinvoltura (per esempio Facebook).

4 Responses

  1. E’ sicuramente a questi principi che Zuckerberg ha ispirato il suo prodotto.

    Mi sia perdonata l’ironia, ma a volte leggo sui blog di alcuni addetti ai lavori dei passaggi mentali (non saprei definirli altrimenti) che faccio realmente fatica a comprendere, in quanto sono completamente astratti dalle logiche di definizione delle strategie del reale (e sottolineo reale) business digitale.

    Molto banalmente.
    Second Life è rimasto di nicchia (tra le altre ragioni) perchè è un ambiente che ha bisogno di un software da scaricare ed installare per essere rappresentato. Facebook è più aperto perchè (tra le altre ragioni) basato su web.

    Lo so, è meno scoppiettante di quanto riportato nel post, ma tant’e’. 😉

    claudio zamboni

  2. @claudio. Non sono d’accordo: Second Life è rimasto di nicchia non solo per il software da istallare, ma per il fatto che ha una curva di apprendimento molto ripida e perché le cose che si possono fare alla fine sono molto poche, tant’è che di fatto è una chat tridimensionale il che presuppone la sincronicità: per parlarci dobbiamo essere entrambi presenti.
    Non è questione di essere scoppiettanti 🙂
    Ciao
    Nicola