Il linguaggio dei nuovi media è un libro di Lev Manovich, che vale la pena di leggere anche se ormai è stato pubblicato un po’ di anni fa (la prima edizione è del 2001 ed è uscito in Italia nel 2004). Le tesi sostenute dall’autore sono riassunte in queste slide che ho utilizzato per delle lezioni all’Accademia di Comunicazione nel 2005 e che conservano tutta la loro attualità, giacché i temi trattati sono alla base di molte riflessioni sui social media:
E’ interessante soffermarsi sulle ultime slide, che riguardano il rapporto delle persone con lo schermo. Dice Manovich che:
La cultura visiva dell’era moderna è caratterizzata dall’esistenza di un altro spazio virtuale racchiuso all’interno di una cornice e situato all’interno del nostro spazio normale.
La cornice separa due spazi totalmente diversi che in qualche modo coesistono.
Lo schermo “imprigiona” l’utente implicando la sua immobilità fisica. In questo senso segue la cultura del dipinto e del cinema.
Quindi noi esploriamo degli spazi che sono intrappolati in una cornice. A questo concetto io aggiungerei che: più questi spazi ricorrono a metafore astratte e più sono facili da utilizzare e frequentare. Infatti, ogni volta che essi assumono la forma di uno spazio fisico (per esempio gli mmporg o Second Life), rimangono confinati in una nicchia di appassionati. Quando, invece, abbandonano la metafora del luogo fisico, allora è come se si abbattesse una barriera e le persone li usano con maggiore disinvoltura (per esempio Facebook).