Legacy Blog

La comprensione tra oggettivismo e soggettivismo

Uno dei passaggi più belli e interessanti di Metafore e vita quotidiana di George Lakoff e Mark Johnson è il capitolo dedicato alla comprensione che riporto integralmente:

Noi vediamo un’unica motivazione umana dietro entrambi i miti dell’oggettivismo e del soggettivismo, e precisamente una preoccupazione per la comprensione. Il mito dell’oggettivismo riflette la necessità umana di comprendere il mondo esterno per potere essere in grado di funzionare in esso con successo; il mito del soggettivismo concentra l’attenzione sugli aspetti interni della comprensione, quello che gli individui trovano significativo e quello che rende la loro vita degna di essere vissuta. Il mito esperienzialista suggerisce che queste non siano preoccupazioni contraddittorie e offre una prospettiva da cui entrambe possano essere affrontate allo stesso tempo.
I vecchi miti condividono una comune prospettiva: l’uomo come separato dal suo ambiente. Nel mito dell’oggettivismo, la preoccupazione per la verità deriva da quella per il funzionamento coronato da successo. Data l’idea dell’uomo come separato dal suo ambiente, il funzionamento coronato da successo è concepito come dominio su ambiente , da cui le metafore oggettiviste LA CONOSCENZA È POTERE E LA SCIENZA FORNISCE CONROLLO SOPRA LA NATURA.
Il tema principale del mito del soggettivismo è il tentativo di superare l’alienazione che deriva dal vedere l’uomo come separato dall’ambiente e dagli altri uomini. Ciò implica di concentrarsi sulla soggettività, sull’individualità e sulla fiducia nei sentimenti personali, nell’intuizione e nei valori. La versione romantica implica ‘abbandonarsi ai sensi e alle sensazioni e tentare di raggiungere l’unione con la natura attraverso un apprezzamento passivo di essa.
Il mito esperienzialista assume la prospettiva dell’uomo come parte del suo ambiente, non separato da esso. Esso concentra l’attenzione sulla costante interazione con l’ambiente fisico e con le altre persone, e ritiene che questa interazione con l’ambiente implica una trasformazione reciproca. Voi non potete funzionare nell’ambiente senza trasformarlo o essere da esso trasformati.
Con il mito esperienzialista, la comprensione emerge dall’interazione, dalla costante negoziazione con l’ambiente e con le persone. Essa emerge nel modo seguente: la natura dei nostri corpi e del nostro ambiente fisico e culturale impone una struttura alla nostra esperienza, in termini di dimensioni naturali del tipo che abbiamo discusso. Esperienze ricorrenti ci portano alla formazione di categorie che sono gestalt empiriche con quelle naturali dimensioni. Tali gestalt definiscono la coerenza della nostra esperienza. Noi comprendiamo la nostra esperienza direttamente quando la vediamo come coerentemente strutturata in termini di gestalt che sono emerse direttamente dall’interazione con e nell’ambiente. Noi comprendiamo l’esperienza metaforicamente quando usiamo una gestalt da un ambito di esperienza per strutturare l’esperienza di un altro ambito.
Dal punto di vista esperienzialista,la verità dipende dalla comprensione, che emerge dall’agire nel mondo. È attraverso la strutturazione coerente dell’esperienza che l’alternativa esperienzialista soddisfa la necessità soggettivista per il significato personale.
Ma l’esperienzialismo fornisce più che una semplice sintesi rispondente alle preoccupazioni che hanno motivato l’oggettivismo e il soggettivismo. La descrizione esperienzialista della comprensione fornisce una più ricca prospettiva su alcune della più importanti aree di esperienza nelle nostre vite quotidiane:

  • La comunicazione interpersonale e comprensione reciproca
  • L’autocomprensione
  • Il rituale
  • L’esperienza estetica
  • La politica

Abbiamo l’impressione che sia l’oggettivismo che il soggettivismo forniscano visioni impoverite di tutte queste aree, perché ciascuno trascura le motivazione dell’altro. Ciò che sfugge a entrambi in tutti questi campi è una comprensione basata sull’interazione e creativa. Consideriamo ora una descrizione esperienzialista della natura della comprensione in ognuna di queste aree.

La comunicazione interpersonale e la comprensione reciproca
Quando le persone che si parlano non hanno in comune la stessa cultura, conoscenza, valori e assunzioni, la comprensione reciproca può essere particolarmente difficile. Tale comprensione è possibile attraverso a negoziazione del significato.
Per negoziare il significato con qualcuno, voi dovete diventare consapevoli di, e rispettare, le differenze nei rispettivi backgrounds e capire quando queste differenze sono importanti. Avete bisogno di sufficiente diversità di esperienze culturali e personali per essere consapevoli che esistono visioni divergenti nel mondo, e per sapere come esse possono essere. Avete bisogno inoltre di pazienza, di una certa flessibilità nella visione del mondo e di una generosa tolleranza per gli errori, come pure il talento, per trovare la giusta metafora per comunicare le parti rilevanti delle esperienze non condivise o per mettere in rilievo le esperienze comuni lasciando in secondo piano le altre. L’immaginazione metaforica è una capacità cruciale nel creare rapporti e nel comunicare la natura delle esperienze non condivise. Questa capacità consiste, in larga misura, nell’abilità di modificare la vostra visione del mondo e adattare il modo in cui voi categorizzate le vostre esperienze. I problemi di comprensione reciproca non sono fatti rari; essi si pongono in tutte le conversazioni in cui la comprensione è importante. Quando esso è davvero importante, il significato non è quasi mai comunicato secondo la metafora del CANALE, in cui cioè una persona trasmette a un’altra una proposizione chiara e precisa per mezzo di espressioni in un linguaggio comune, dove entrambi gli interlocutori hanno tutta la conoscenza comune rilevante, le assunzioni, i valori ecc. Quando è importante capirsi, il significato è negoziato: lentamente voi individuate ciò che avete in comune, di che cosa si può parlare tranquillamente, come si può comunicare un’esperienza non condivisa e creare una visione comune. Con abbastanza flessibilità nel modificare la vostra visione del mondo e con fortuna e abilità potrete raggiungere una qualche comprensione reciproca.
Le teorie della comunicazione basate sulla metafora del CANALE si trasformano da patetiche in dannose quando vengono indiscriminatamente applicate su larga scala, ad esempio nella sorveglianza statale o negli schedari computerizzati. In quei casi ciò che è più cruciale per la comprensione reale non è quasi mai incluso, e si assume che le parole negli schedari abbiano un significato in se stesse, un significato autonomo, oggettivo, comprensibile. Quando una società vive su larga scala secondo la metafora del CANALE, fraintendimento, persecuzione e anche peggio saranno i probabili prodotti.

L’autocomprensione
La capacità di autocomprensione presuppone la capacità di comprensione reciproca. Il senso comune ci dice che è più facile capire noi stessi che capire gli altri. Dopotutto noi siamo portati a pensare di avere accesso diretto solo ai nostri sentimenti e idee. L’autocomprensione sembra precedere la comprensione reciproca, e in qualche modo è così. Ma ogni comprensione realmente profonda del perché facciamo ciò che facciamo, sentiamo ciò che sentiamo, cambiamo nel modo in cui cambiamo e perfino crediamo ciò che crediamo, ci porta a superare noi stessi. La comprensione di noi stessi non è diversa da altre forme di comprensione; essa deriva dalle nostre costanti interazioni con il nostro ambiente fisico, culturale e interpersonale. Come minimo le capacità richieste per la comprensione reciproca sono necessarie anche per ottenere l’autocomprensione. Come nella comprensione reciproca, noi continuamente cerchiamo gli elementi di esperienza comuni quando parliamo con altre persone, così nell’autocomprensione cerchiamo sempre ciò unifica le nostre stesse diverse esperienze per dare coerenza alle nostre vite. Così come cerchiamo metafore per mettere in luce e rendere coerente ciò che abbiamo in comune con qualcun altro, allo stesso modo cerchiamo metafore personali per mettere in luce e rendere coerente il nostro stesso passato, le nostre attività presenti e anche i nostri sogni, speranze, scopi. Una gran parte dell’autocomprensione è la ricerca di metafore personali appropriate che diano un senso alle nostre vite. L’autocomprensione richiede un’interminabile negoziazione e rinegoziazione del significato delle vostre esperienze per voi stessi. In terapia, ad esempio, molto dell’autocomprensione implica un riconoscimento conscio di metafore precedentemente inconsce e di come noi viviamo secondo esse. Esso implica la costruzione continua di nuove coerenze nella nostra vita, coerenze che danno nuovo significato a vecchie esperienze. Il processo di autocomprensione è lo sviluppo continuo di nuove storie per la propria vita.
L’approccio esperienzialista al processo di autocomprensione implica:

sviluppare una coscienza delle metafore con cui viviamo e una coscienza di dove esse entrano nelle nostre vite quotidiane e di dove esse non entrano.
Avere esperienze che possano formare le basi per metafore alternative.
Sviluppare una “flessibilità basata sull’esperienza”.
Impegnarsi in un processo illimitato in cui si vede la propria vita attraverso nuove metafore alternative.

Il rituale
Noi eseguiamo continuamente rituali, da rituali casuali, come fare il caffè a mattino secondo la medesima sequenza di gesti e guardare la televisione sino alla fine il notiziario delle undici di sera (dopo averlo già visto alle otto), fino ad andare alle partite di calcio, ai cenoni di Natale e alle conferenze universitarie, e così via fino alle più solenni pratiche religiose. Tutte sono pratiche strutturate e ripetute, alcune consapevolmente organizzate nei dettagli, alcune eseguite più consciamente di altre, e alcune nate spontaneamente. Ogni rituale è un aspetto ripetuto, coerentemente strutturato e unificato della nostra esperienza. Nell’eseguirli, noi diamo struttura e significato alle nostre attività, minimizzando il caos e la disparità delle nostre azioni. Nei nostri termini un rituale è un tipo di gestalt basata sull’esperienza. I rituali religiosi sono generi di attività tipicamente metaforici, che normalmente implicano metonimie, in cui oggetti del mondo reale stanno per entità nel mondo definito dal sistema concettuale della religione. La struttura coerente del rituale è comunemente considerata come corrispondente a certi aspetti della realtà, come si vede attraverso la religione.
Anche i rituali quotidiani personali sono gestalt esperienziali che consistono di sequenze di azioni strutturate secondo le dimensioni naturali dell’esperienza; una struttura parte-tutto, stadi, relazioni causali, e mezzi per ottenere scopi. I rituali personali sono quindi tipi naturali di attività per individui o per membri di subculture. Essi possono o meno essere tipi metaforici di attività. Ad esempio, a Los Angeles è comune impegnarsi nell’attività rituale di fare in macchina il giro delle case dei divi di Hollywood. Questo è un tipo di attività metaforica basata sulla metonimia. LA CASA STA PER LA PERSONA e sulla metafora LA VICINANZA FISICA È VICINANZA PERSONALE rituali quotidiani, sia metaforici che non, forniscono gestalt basate sull’esperienza che possono essere la base di metafore, ad esempio “Non sai a chi stai aprendo la porta”, “Rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci al lavoro” ecc. Suggeriamo che:

Le metafore con cui viviamo, sia culturali che personali, sono parzialmente preservate nel rituale.
Le metafore culturali, e i valori da esse implicati, sono diffuse attraverso i rituali.
Il rituale costituisce una parte indispensabile della base empirica per il nostro sistema metaforico culturale. Non vi può essere cultura senza rituale.

Analogamente non vi può essere coerente visione del sé senza rituale personale (generalmente del tipo casuale che emerge spontaneamente). Allo stesso modo in cui le metafore personali non sono casuali, ma formano sistemi coerenti con le nostre personalità, così i nostri rituali personali non sono casuali ma sono coerenti con la nostra visione del mondo e di noi stessi e con il nostro sistema di metafore e metonimie personali. Le concezioni implicite e generalmente inconsce di noi stessi e i valori secondo cui viviamo si riflettono forse nel modo più forte nelle piccole cose che noi facciamo continuamente, cioè nei rituali casuali che emergono spontaneamente nelle nostre vite quotidiane.

L’esperienza estetica
Secondo la prospettiva esperienziale, la metafora è una questione di razionalità immaginativa. Essa permette di comprendere un tipo di esperienza in termini di un’altra, creando coerenze per mezzo dell’imposizione di gestalt strutturate dalle dimensioni naturali dell’esperienza. Le nuove metafore sono capaci di creare nuove comprensioni e, quindi nuove realtà. Ciò dovrebbe essere chiaro nel caso della metafora poetica dove il linguaggio è il mezzo attraverso il quale vengono create nuove metafore concettuali.
Ma la metafora non è puramente una questione di linguaggio; è una questione di struttura concettuale. E la struttura concettuale non è puramente questione di intelletto, essa richiede tutte le dimensioni naturali della nostra esperienza, inclusi gli aspetti della nostra esperienza sensoriale: colore, forma, consistenza, suono ecc. Queste dimensioni strutturano non solo l’esperienza prosaica, ma anche l’esperienza estetica. Ogni forma artistica seleziona certe dimensioni della nostra esperienza e ne esclude altre. Il lavoro artistico fornisce nuovi modi per strutturare la nostra esperienza in termini di queste dimensioni naturali. Esso fornisce nuove gestalt empiriche e quindi nuove coerenze. Dal punto di vista esperienziale l’arte è in genere una questione di razionalità immaginativa e un mezzo per creare nuove realtà.
L’esperienza estetica non è quindi limitata al mondo ufficiale dell’arte. Essa può verificarsi in ogni aspetto delle nostre vite quotidiane, ogni volta che ci accorgiamo, o creiamo per noi stessi, nuove coerenza che non sono parte del nostro modo convenzionale di percepire e di pensare.

La politica
Il dibattito politico è generalmente interessato ai problemi di libertà e di economia. Ma uno potrebbe essere sia libero che sicuro dal punto di vista economico e condurre un’esistenza completamente vuota e senza significato. Noi vediamo i concetti metaforici di LIBERTÀ, EGUAGLIANZA, SICUREZZA, INDIPENDENZA ECONOMICA, POTERE ecc. Come modi diversi di arrivare indirettamente ai problemi di un’esistenza significativa. Questi sono tutti aspetti necessari per una discussione adeguata del problema, ma, per quanto ne sappiamo, nessuna ideologia politica affronta direttamente il problema centrale. Infatti molte ideologie sostengono che le questioni di significatività personale o culturale sono secondarie o devono essere poste in un secondo tempo. Ogni ideologia di questo tipo è disumanizzante.
Le ideologiche politiche ed economiche sono inquadrate in termini metaforici. Come tutte le altre metafore anche le metafore politiche ed economiche possono nascondere aspetti della realtà. Ma, nel campo della politica e dell’economia le metafore sono più importanti, perché esse vincolano le nostre vite. Una metafora in un sistema politico o economico, per virtù di ciò che essa nasconde, può portare alla degradazione umana.
Consideriamo un solo esempio: IL LAVORO È UNA RISORSA. La maggior parte delle teorie economiche contemporanee, sia capitaliste che socialiste, considerano il lavoro come una risorsa naturale o una merce, alla pari delle materie prime, e parlano negli stessi termini del sul costo e offerta. Ciò che è nascosto da questa metafora è la natura del lavoro. Non vine fatta nessuna distinzione fra lavoro significativo e lavoro disumanizzante. Per tutte le statistiche sul lavoro, non ve ne è alcuna sul lavoro significativo. Quando accettiamo la metafora IL LAVORO È UNA RISORSA e assumiamo che il costo delle risorse così definite debba essere mantenuto basso, allora il lavoro a buon mercato diviene una cosa buona, come la benzina a buon mercato. Lo sfruttamento degli esseri umani attraverso questa metafora è soprattutto evidente nei paesi che si vantano di “risorse virtualmente inesauribili di lavoro a buon mercato”: un’affermazione economica apparentemente neutrale che nasconde la realtà della degradazione umana. Ma in pratica tutte le maggiori nazioni industrializzate, sia capitaliste che socialiste, usano la stessa metafora nelle loro teorie economiche e nella loro politica. La cieca accettazione della metafora può nascondere realtà degradanti, siano esse lavori impiegatizi e manuali privi di senso (nelle società “avanzate”), o di virtuale schiavitù (nel resto del mondo).