Matteo Bordone propone alcune considerazioni condivisibili sulla strategia difensiva della chiesa cattolica di fronte ai ripetuti e diffusi casi di pedofilia che coinvolgono religiosi e che sbucano sempre con maggiore frequenza in tutto il mondo. In particolare, critica duramente l’dea per cui se è vero che la pedofilia esiste nella chiesa, è altrettanto vero che non riguarda solo la chiesa:
La pedofilia esiste nella società. È vero. Ma un singolo agisce autonomamente. Quando lavori per una istituzione che tradizionalmente si occupa dell’educazione dei bambini, sei depositario della fiducia dei genitori e dei bambini stessi. Tradire quella fiducia è più grave di quanto non lo sia abbordare autonomamente un bambino che torna da scuola. Perché nel secondo caso serve impegno, volontà attiva e innegabile: ci si espone per quello che si è. Quando te li portano i genitori nel pomeriggio, e tu sei lì che li aspetti per violentarli, il tuo gesto è il più grave, il più odioso (per chi subisce la violenza, per le famiglie, per la comunità).
La pedofilia esiste nella società. È vero. Ma è molto raro che chi la pratica sia considerato da molti una guida morale della società stessa. È raro che il pedofilo ponga limiti sul piacere di tutti e sulla libertà di ciascuno di fare quello che preferisce col proprio corpo e col proprio cuore (più diversi altri organi, arti, strutture, appendici e orifizi più o meno umidi). Per questo la pedofilia nella Chiesa è ancora peggio: perché i colpevoli sono moralizzatori per scelta, ma senza morale nei fatti.
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Perché la pedofilia esiste nella società. È vero. È rara, a dirla tutta. Ma quando c’è, se non è in famiglia, è dalle parti dei preti.