Michele Santoro raggiunge un accordo con la Rai e in cambio di una sostanziosa buonuscita (dovrebbero essere un paio di milioni di euro a quanto si legge). Dice che è stanco del mobbing, di non poter cambiare la formula del programma e tante altre lamentazioni. Dice, tra le righe, anche che guadagna troppo poco rispetto ai risultati di share di Anno Zero (cinquecentomila euro nette contro il milione e seicentomila lordo di Vespa, che fa un programma in seconda serata).
Non sono dichiarazioni eleganti quelle di Santoro: ha un potere contrattuale e lo esercita fino in fondo. Un mobbizzato difficilmente si porterebbe a casa tre anni di stipendio più un contratto di collaborazione con il suo ex-datore di lavoro. Un qualsiasi lavoratore che perdesse il suo posto di lavoro, si troverebbe nella condizione degli operai dell’isola dei cassaintegrati o, peggio, in quella dell’infermiera che ha perso la vita a causa del clamoroso gesto di protesta di togliersi il sangue. Santoro non fa parte di questa categoria di lavoratori: è un privilegiato. Ovviamente sono privilegi acquisiti con merito, ma – una volta ottenuti – rimangono tali e occorre esserne consapevoli fino in fondo. Sarebbe quindi auspicabile una maggiore sobrietà nell’atteggiarsi a vittima.
Ciò detto, Santoro ha comunque molti meriti, perché rimane uno dei pochi giornalisti in Italia a fare giornalismo di inchiesta e a interpretare con determinazione il ruolo del giornalismo che fa le pulci al potere (e se la prende anche con la sinistra se pensa che sia il caso di farlo). Per questo motivo io vorrei sollecitarlo a fare un passo in avanti: usare i soldi della liquidazione (almeno una parte) per creare una fondazione sul modello di Pro Publica oppure per sostenere la fondazione a href appena costituita.
Pro Pubblica è una fondazione che fa giornalismo investigativo e che – nonostante la giovanissima età – ha già vinto un premio Pulitzer e tanti altri riconoscimenti:
ProPublica is an independent, non-profit newsroom that produces investigative journalism in the public interest. Our work focuses exclusively on truly important stories, stories with “moral force.†We do this by producing journalism that shines a light on exploitation of the weak by the strong and on the failures of those with power to vindicate the trust placed in them.
Sarebbe una bella mossa! Darebbe un senso alla decisione di abbandonare la Rai perché è un contenitore che permette di esercitare il mestiere di giornalista solo se si è compiacenti al governo. Sarebbe un’innovazione nel modo di fare giornalismo in Italia e raccoglierebbe l’adesione entusiasta di tante persone. I milioni di cittadini che hanno seguito con entusiasmo Rai per una notte.
3 Responses
Bella proposta Nicola, spero che Santoro legga questo post. In effetti io parte dei soldi (che sono davvero tanti) li donerei a Pro Pubblica, magari aprendo unao spinoff italiano che potrebbe ripetere anche eventi come Rai per una notte.
Chissà che Santoro non finisca a fare un programma su Current…
@Dario. Non mi meraviglierebbe affatto che Santoro facesse un programma su Sky o su qualche altre televisione sul digitale terrestre. Per esempio, Repubblica Tv è molto ben posizionata come numerazione e penso che prima o poi faranno qualcosa di diverso da quei tristissimi programmi in studio. Nel frattempo, sono pronto a scommettere che uscirà presto un libro 🙂
Puntualizzo solo una cosa, Santoro essendo dirigente Rai non ottiene 3 anni di buon’uscita solo per potere contrattuale, ma per legge che obbliga il datore di lavoro a dare 3 anni al dirigente “cacciato”, come in qualsiasi altra azienda.
Che poi il potere contrattuale di Santoro gli permetta di ottenere una buon’uscita più alta credo che risponda a verità (quella base dovrebbe essere 3 anni di stipendio che mi auguro non corrispondano a 2 milioni).