Fabio Bistoncini propone una dettagliata analisi dei voti di cui dispone Berlusconi alla Camera al netto di quelli di Futuro e Libertà: ve ne consiglio la lettura.
All’analisi di Fabio, mi sembra di poter aggiungere che si tratta di calcoli teorici perché in realtà a Berlusconi di voti ne basterebbero di meno: è sufficiente che qualcuno si astenga, cosa che generalmente fanno i deputati dell’Udc, sempre all’opposizione ma sempre pronti a tendere una mano (ovviamente aperta e con il palmo rivolto verso l’alto per essere sicuri di ricevere qualcosa in cambio).
Mi spiego meglio. L’articolo 46 del Regolamento della Camera dice:
1. Le deliberazioni dell’Assemblea e delle Commissioni in sede legislativa non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti. Per le deliberazioni delle Commissioni in sede diversa da quella legislativa è sufficiente la presenza di un quarto dei loro componenti.
2. I deputati che sono impegnati per incarico avuto dalla Camera, fuori della sua sede o, se membri del Governo, per ragioni del loro ufficio, sono computati come presenti per fissare il numero legale.
3. Nelle votazioni per la cui validità è necessaria la constatazione del numero legale, i deputati presenti, i quali, prima che si dia inizio alla votazione, abbiano dichiarato di astenersi sono computati ai fini del numero legale.
Insomma, per decidere se l’assemblea è validamente costituita, la maggioranza dei parlamentari deve essere presente in aula e gli assenti giustificati (quelli in missione o impegnati al governo) sono comunque considerati presenti. Quindi, poiché i deputati sono 630, ce ne devono essere in aula almeno 316.
Ma non è tutto qui. Si arriva al momento del voto e in questo caso di applica l’articolo 48 che dice:
1. Le deliberazioni dell’Assemblea e delle Commissioni sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo i casi per i quali è stabilita una maggioranza speciale.
2. Ai fini del comma 1 sono considerati presenti coloro che esprimono voto favorevole o contrario.
Il risultato è che il numero per raggiungere la maggioranza si abbassa. Facciamo un esempio. Immaginiamo che si tratti di un voto importante e che in aula ci siano 610 deputati: 603 effettivamente presenti e 7 considerati presenti, ma in realtà altrove perché in missione. Tra i 20 assenti c’è sicuramente l’onorevole pugliese Antonio Gaglione, che non ha nessuna intenzione di partecipare ai lavori e infatti ha collezionato l’invidiabile record di oltre il 95% di assenze 😉 Inoltre, il presidente della Camera non viene considerato nel conteggio.
Si arriva al voto, magari di una legge importante che interessa molto a Berlusconi. Poiché in aula ci sono 610 deputati, la maggioranza dovrebbe essere raggiunta con 305 voti. Invece no. Ai fini del voto, si considerano solo quelli presenti in carne ed ossa che hanno espresso voto favorevole e contrario. Quindi, da 610 tolgo quelli che non sono materialmente in aula e arriviamo a 603. Poi devo togliere quelli che si astengono. Tra questi ci sono spesso quelli dell’Udc e potrebbero esserci gli stessi deputati di Futuro e Libertà. Per ipotesi, immaginiamo che vi siano 75 astenuti, tra cui la quasi totalità dei deputati dell’Udc (37), molti deputati di Futuro e Libertà (25) e 13 del gruppo misto. A questo punto, una legge passerebbe con [(603-75)/2]+1 voti, ossia 265 voti.
Allora perché Berlusconi si affanna tanto a cercare i 316? Perché deve dimostrare di avere la maggioranza parlamentare anche senza i Futuro e Libertà e che quindi non ha bisogno di trattare con Fini sull’unica questione che lo interessa veramente: ossia i provvedimenti che riguardano il rinvio o l’annullamento dei processi a suo carico. A me sembra che sia solo una questione di forza contrattuale e che se l’intenzione fosse quella di portare avanti il programma di governo, non ci sarebbero reali problemi di tenuta della maggioranza in Parlamento.
P.s. L’esempio riportato è quello della sfiducia a Caliendo, che non è passata proprio per l’astensione di Udc, Fli e gruppo misto.