iDog è un’idea che nasce un po’ per caso in una riunione in Elastic, durante la quale ci chiedevamo come potevamo testare il metodo del customer development. Avevamo bisogno di una traccia su cui lavorare. Mentre ci esercitavamo a chi la sparava più grossa, è venuta fuori l’dea che un’app per iPhone avrebbe potuto soddisfare uno o più bisogni sentiti proprietari di cani, anche se non avevamo la più pallida idea di quali fossero questi bisogni.
Allora, abbiamo iniziato a fare delle indagini, lavorando a 360 gradi: ricerche su Internet, questionari, analisi dei prodotti, frequentazione di social network dedicati ai cani, forum, gruppi su Facebook e via dicendo. L’obiettivo era farsi un’idea generale, capire le caratteristiche dei cinofili e i problemi che affrontano quotidianamente.
Come prima cosa abbiamo creato un progetto con Basecamp (che usiamo come soluzione per la nostra Intranet) e invitato un po’ di persone a partecipare sia attivamente che come osservatori. Quindi abbiamo avviato una serie di tracce di lavoro e ci siamo assegnati le attività con l’obiettivo di costruire un background comune sul mondo dei cani e dei loro padroni. Cerco di sintetizzare quello che abbiamo scoperto.
Cinofili
Ovviamente è impossibile caratterizzare i cinofili in modo univoco. Tuttavia, c’è un tratto che accomuna le persone con cui abbiamo parlato: tutti considerano il cane un membro della famiglia e coltivano un rapporto affettivo fatto di mille sfumature e che dipende in gran parte dalla personalità del padrone. Abbiamo trovato vari tentativi di classificazione dei proprietari di cani; il più articolato e completo ci è sembrato quello contenuto in Fidologia di Vicki Croke e Sarah-Wilson. Il libro non ha nessuna pretesa di scientificità, ma racconta in modo anche divertente nove profili caratteriali e come i vari tipi di proprietari sviluppano il rapporto con i propri amici a quattro zampe.
L’indicazione generale che abbiamo ricavato è che la dimensione emotiva del rapporto padrone-cane debba essere inserita come elemento caratterizzante dell’applicazione.
L’intervista
Abbiamo confezionato un’intervista e l’abbiamo distribuita online partendo da Friendfeed e Facebook: il nostro obiettivo non era individuare un campione rappresentativo di proprietari di cani, ma di trovare un primo gruppo di entusiasti che ci aiutassero a capire i loro bisogni e a coinvolgere altri utenti. Abbiamo ricevuto 39 risposte, dalle quali abbiamo ricavato alcune indicazioni preziose:
- molti hanno sottolineato una dimensione etica nella scelta del cane avendo privilegiato l’adozione di cani meticci presi al canile rispetto all’acquisto di animali con pedigree. Abbiamo anche ricevuto una proposta di accordo da un’associazione disposta a promuovere iDog con un meccanismo di revenue sharing. E’ un’ipotesi di lavoro interessante perché permetterebbe di sviluppare concretamente una visione socialmente responsabile della startup;
- tutti hanno un rapporto stabile con il veterinario che hanno scelto come si sceglierebbe un pediatra. Nessuno, tra quelli che hanno risposto, considera un problema la gestione delle vaccinazioni (sia quelle obbligatorie che quelle facoltative);
- la maggior parte degli intervistati, non porta il cane con sé in vacanza, ma fa i turni, lo lascia ad amici o in pensioni fidate. Gli spostamenti rappresentano un problema soprattutto per chi ha cani di taglia grande. Negli Stati Uniti sembra in crescita servizi di pet care. Di recente anche in Italia, è stato aperto PetPro. L’app potrebbe cercare di affrontare questo tipo di bisogni e rappresentare un canale di vendita per i servizi di care;
- la stragrande maggioranza degli intervistati alimenta il proprio animale con le crocchette e seguendo le indicazioni del veterinario se il cane ha delle esigenze particolari (allergie, intolleranze e via di seguito). Mantenere un cane è comunque costoso: in termini generali, sistemi che aiutino a risparmiare sull’acquisto di cibo (programmi di fidelizzazione piuttosto che acquisti di gruppo) potrebbero essere appetibili (ci sono già esperimenti in questo senso, come Pawsley);
- tutti hanno educato il cane in proprio magari utilizzando dei libri (i più geek, anche degli ebook). L’enfasi comunque è sull’educazione invece che sull’addestramento e le scuole sono considerate necessarie solo se il cane ha dei problemi caratteriali;
- tutti le persone che hanno risposte frequentano i social network e condividono fotografie dei propri amici a quattro zampe; qualcuno ha creato un profilo su Facebook oppure un blog. A questo proposito, abbiamo anche trovato un sondaggio americano, secondo il quale il 14% dei proprietari di cani che usano Facebook ha anche aperto un profilo per il proprio amico a quattro zampe.
Cosa fanno i cinofili online
Abbiamo fatto una ricerca sui vari social network dedicati ai cinofili, soffermandoci su Dogster (Usa), Cani.net e Inseparabile (Italia) e Pet Forums (Uk). Gli argomenti trattati non cambiano molto da paese a paese, salvo alcune specificità:
- Adozione. Molte discussioni si sviluppano attorno all’adozione, alla scelta della razza più adatta e al nome con cui battezzare l’animale;
- Educazione e addestramento. Fa molto discutere la trasmissione Dog Whisperer in onda in Italia su National Geographic;
- Alimentazione. Nel mondo anglosassone, si discute molto di raw food;
- Salute. Si cercano conferme sui sintomi e sulle terapie, su come riconoscere i casi di avvelenamento e via di seguito;
- Polemiche. I forum italiani sono anche caratterizzati da varie polemiche, dal costo dei cuccioli con pedigree ai padroni cafoni.
L’offerta
Ovviamente abbiamo scaricato le app dedicate ai cani: si tratta per lo più di utility che aiutano a tenere traccia di cose come le vaccinazioni, le visite veterinarie e via di seguito. Di questa categoria fanno parte Pet Notebook, The Pets Diary, Clarus e MiPets. Esiste poi un’app sociale, Dogbook, che vive sia su cellulare che come app di Facebook: è una sorta di social network specializzato dentro un social network generalista.
Ci saremmo aspettati di più, invece il panorama delle app per i proprietari di cani è piuttosto deludente: poche applicazioni e di qualità non particolarmente elevata. Inoltre, nessuno dei social network verticali come Dogster ha una versione mobile.
Abbiamo trovato una presentazione commerciale e le statistiche di Dogster, che ci aiuta a capire qual è la dimensione del leader di mercato.
Conclusioni
Siamo partiti a esplorare il mondo dei cinofili con l’obiettivo di capire se c’erano dei bisogni a cui potevamo dare una risposta con un app per iPhone: non volevamo fare un’indagine esaustiva e scientifica, ma avere un’idea generale del contesto.
I proprietari di cani che frequentano i social network condividono le proprie esperienze, a volte creano profili per i propri amici a quattro zampe perché li considerano a tutti gli effetti componenti della propria rete sociale. Alimentano forum, gruppi e page su Facebook per discutere di come accudire l’animale.
Ne abbiamo tratto la conclusione che c’è uno spazio da esplorare che è stato solo timidamente toccato finora: l’idea sarebbe quindi la realizzazione di un’app sociale. Spostare su mobile le attività che gli utenti già fanno online potrebbe rappresentare un vantaggio per almeno due motivi:
- si eliminano le frizioni in quanto l’uso del servizio avviene quando serve (scatto la foto con il cellulare e la condivido, faccio check-in in un negozio per accedere a una promozione e via di seguito);
- il rapporto con il cane si sviluppa nel tempo libero ed è più facile che l’utente usi il cellulare invece che il computer come device per rimanere connesso a Internet. D’altro canto, l’accesso ai social network in mobilità sta crescendo esponenzialmente.
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