Massimo Mantellini sul Post esprime delle perplessità sull’iniziativa di alcune amministrazioni pubbliche locali, come la Provincia di Roma, di offrire un servizio wi-fi gratuito e pone essenzialmente due temi: uno di principio e uno di efficacia.
Il tema di principio riguarda il fatto che un’amministrazione pubblica che offre grauitamente il wi-fi fa concorrenza sleale ai privati. Non vale, secondo Massimo, il paragone che Zingaretti propone con l’illuminazione pubblica o le fontane giacché non gli risulta «che ci sia un mercato di illuminazione privata o di fontane private preesistente, nei confronti delle quali il Comune o la Provincia abbia deciso un giorno di mettersi in concorrenza con propria illuminazione e proprie fontane».
A questo proposito, faccio mia la riposta che trovo nel commento di Raggio allo stesso post di Massimo: «Le fontanelle pubbliche a Roma ci sono e puoi bere l’acqua per strada eppure c’è chi preferisce la bottiglietta per bere. Alle fontanelle c’è chi beve un sorso, chi fa la scorta, chi ci lava la macchina eppure le aziende private che vendono acqua lavorano ugualmente». Mi piace molto l’approccio di Zingaretti di considerare la connessione a Internet un bene comune. In questo contesto, il wi-fi nelle aree pubbliche afferma il sacrosanto principio che in un luogo pubblico debba essere garantita la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero e questo nel ventunesimo secolo significa mettere a disposizione dei cittadini anche un accesso alla rete.
Per quanto riguarda l’efficacia, Massimo dice che «Un numero piuttosto ampio di esperienze internazionali negli anni passati ha mostrato come le reti cittadine wifi non sembrino essere la soluzione a nessuno dei tanti problemi che affliggono l’accesso alla rete. Ci sono ragioni tecniche (per esempio il segnale wifi con hotspot mediamente potenti difficilmente riesce a raggiungere luoghi chiusi) e di opportunità».
Sinceramente non so dire se sia vero o meno, però sarei veramente curioso di vedere qualche dato o almeno un link a una fonte che corrobori l’affermazione. Oppure quello che viene presentato come un fatto è una legittima opinione.