Oggi avevo messo in agenda un bellissimo convegno sugli open data, ma alla fine ho rinunciato. Mi interessava tantissimo ed è un argomento che mi appassiona, tanto che nell’ultimo anno gli ho dedicato molto tempo, costruendo un progetto per ottenere un finanziamento che non mi è stato concesso, parlandone a convegni e contattando politici per promuoverlo. Ho presentato proposte di lavoro a Nicola Zingaretti e a Matteo Renzi: a parole sempre tanto interesse, ma nei fatti ai politici – anche quelli che io stimo – la trasparenza non interessa. E’ un tema rognoso: ti espone allo scrutinio degli elettori, ti mette contro i burocrati e non porta voti. Cui prodest?
Per mesi, ho cercato di fare in modo che questa passione fosse economicamente sostenibile, ma ho fallito: non sono riuscito a mettere in piedi neanche un progettino da poche migliaia di euro che giustificasse tutto il tempo impiegato a promuovere l’argomento. Potrà sembra un discorso prosaico, ma il fatto è che io faccio il consulente e l’imprenditore e non posso permettermi di dedicare troppo tempo ad attività che non portino fatturato alla mia aziendina.
In autunno, sull’onda della partecipazione a Prossima Italia, ho provato a mettere in piedi una sorta di think tank in crowdsourcing che ho chiamato Pensiero Democratico. Sono riuscito a coinvolgere delle persone eccellenti, abbiamo fatto un percorso di strada insieme, abbiamo costruito tantissimo ma alla fine il progetto non è riuscito a crescere. Per un motivo molto semplice: ci vuole tanto tanto tempo. E io potevo dedicarmici solo la sera e nei fine settimana, perché durante il giorno ci sono come meno divertenti da fare, ma sono quelle necessarie a far andare avanti Elastic: cercare i clienti, preparare progetti, partecipare a riunioni tanto interminabili quanto inutili e via dicendo.
Con Pensiero Democratico ho imparato tantissimo, ho analizzato i deprimenti programmi elettorali dei partiti di centro sinistra, ho costruito griglie per elaborarne di nuovi, ho immaginato di creare una sorta di governo ombra progressista con una lista di provvedimenti prioritari. Insomma, mi sarebbe piaciuto poter dimostrare che è possibile una progettualità politica dal basso che va oltre le solite proteste e le solite piazze. Ma ci vogliono tempo e soldi.
Negli ultimi tre mesi sono arrivato alla conclusione che ho bisogno di mettere a fuoco le mie priorità , mettendo in stand by tutte le attività che non sono funzionali al raggiungimento di un obiettivo molto chiaro: far crescere in modo determinante la mia società di consulenza e diversificare il business affiancandola con la creazione di prodotti e servizi Internet consumer scalabili. Soffrirò un po’, costringerò me stesso a occuparmi anche di cose che non mi eccitano particolarmente, ma come si dice: ad augusta per angusta 🙂
3 Responses
Complimenti!
Ci vuole anche tanta gente che la pensi così, che pensi ad una politica dal basso e creda che sia possibile. Non parlo di un pensiero astratto, mi riferisco ad un pensiero cui segue l’azione, quello che porta persone come te a scrivere di queste cose ed altri a leggerle e condividerle. Il pensiero, talvolta inconsapevole, con il quale ci alziamo la mattina ed agiamo nel nostro lavoro come se quel mondo fosse possibile; magari proprio mettendo a fuoco le priorità come fai tu. Le aziende che stiamo facendo crescere ed i posti in cui lavoriamo vivono nella società come è oggi, politica inclusa, e contribuiranno a creare quella di domani. Dovremmo essere i primi con le nostre piccole azioni quotidiane a promuovere un cambiamento, e soprattutto, dovremmo essere tanti. “Nel mercato si vota ogni giorno” diceva Milton Firedman.
Antonio
Antonio, grazie 🙂
Ciao, come mi posso mettere in contatto con te?