Social Tv. Qualche appunto

Nelle ultime settinane, ho dato un’occhiata ai temi che riguardano la social tv e ho preso qualche appunto che condivido. I trend principali mi sembrano i seguenti:

a) l’evoluzione degli apparati hardware con il collegamento dell’apparecchio a Internet o a un media center che fa da mediatore tra schermo e televisore. Oggi parliamo dei vari cubovision e via dicendo e domani parliamo di un sistema di oggetti che dialogano tra di loro: l’esempio più avanzato probabilmente è la Apple Tv grazie alla quale puoi vedere in Tv i film che hai memorizzato sul cellulare, usando il device mobile come telecomando. In altri termini è facile immaginare che ci sia una sostanziale continuità nell’esperienza d’uso nella fruizione dei contenuti che risiederanno nella cloud insieme alle nostre preferenze e che potremo far passare da un dispositivo all’altro senza soluzione di continuità.

b) la presenza di un secondo schermo (quello del notebook, del netbook, dell’iPad o dello smartphone) durante la visione di un programma televisivo. Molti utenti commentano i programmi che guardano: in Italia succede regolarmente con i talk show politici come Annozero e Ballarò, ma un paio di giorni fa anche la prima parte di Titanic è diventata trending topic su Twitter. Inoltre, accade spessissimo che nei giorni successivi brani di puntate televisive vengano caricare su Youtube e condivise nei social network. In America, Usa Network ha realizzato un’app apposta per il programma Psych.

c) l’emergenza dei sistemi di raccomandazione che determineranno il definitivo tramonto della televisione lineare che sarà sostituita da una fruizione completamente ondemand (fatti salvi gli eventi). I sistema più avanzato oggi sono probabilmente Netflix e Tivo perché sono anni che raccolgono le preferenze dei propri abbonati e hanno una base dati analoga a quella di Amazon per i libri. Tuttavia, stanno emergendo altri servizi che puntano a raccogliere dati sulle preferenze degli utenti come Miso e GetGlue. L’algoritmo alla base è sempre lo stesso, collaborative filtering: grazie ad esso, la coda lunga arriverà anche sull’apparecchio di casa.

d) la nascita di sistemi di loyalty legati ai contenuti. Già oggi GetGlue offre diversi sistemi di promozione, che vanno dai badge (sia quelli digitali che guadagni facendo checkin durante gli spettacoli televisivi, sia quelli materiali che spediscono a casa come vero e proprio trofeo), al riconoscimento sociale (se si è accaniti fan di alcune serie televisive si acquisisce lo status di guru), agli sconti per l’acquisto di dvd e merchandising.

e) la gestione del backchannel, ossia del ritorno di opinioni e conversazioni da Internet. Siamo ancora ai primi esperimenti, ma mi sembra molto interessante l’esperienza che Aljazeera sta facendo con il programma Stream.

f) il crowdsourcing e il crowdfunding di informazioni e altri contenuti. Possiamo annoverare iReport di Cnn che raccoglie contributi giornalistici prodotti amatorialmente e che possono essere inseriti nel ciclo di produzione mainstream. Oppure Spot.us che permette di finanziare il giornalismo di inchiesta e via di seguito.

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