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ll metodo dell’innovazione non esiste

Esiste un metodo per produrre innovazione? Secondo Scott Berkun, autore di The Myths of Innovation, la risposta è no! Però, esistono dei pattern che riguardano i punti di partenza, le sfide e le attitudini attraverso cui si fa innovazione.

I punti di partenza
Tutti i luoghi comuni su come nasce l’innovazione sono veri, perché le nuove idee nascono per i più disparati motivi.
La maggior parte delle innovazioni è il frutto della ricerca di specialisti che lavorano per anni per risolvere un problema molto ben determinato: in generale non c’è nulla di particolarmente eccitante e nessun regista penserà mai di farci un film. Fanno parte di questa categoria la scoperta del Dna, Google che nasce come ricerca universitaria, il mouse e tante altre invenzioni.
A volte accade che, mentre si sta facendo ricerca, si crei un’opportunità che porta all’esplorazione di una strada nuova. E’ quello che accadde ad Art Fry che senza volerlo creò una colla molto debole, di cui non riusciva a immaginare un uso. Finché un amico non gli disse che gli sarebbe piaciuto avere dei foglietti da attaccare e staccare dal suo spartito musicale per prendere appunti e nacquero i Post-it.
Spessissimo, le innovazioni sono semplicemente il frutto della curiosità, della voglia di imparare cose nuove e di divertirsi. Per esempio, Linus Torvalds creò Linux per hobby perché era insoddisfatto di come funzionava il sistema operativo Minix sul suo nuovo 386.
Ovviamente, non va sottovalutata la voglia di arricchirsi. Secondo Peter Druker, i soldi erano la motivazione che spingeva uno degli inventori più prolifici del secolo scorso, Thomas Edison. E, c’è da giurarlo, il benessere economico è la leva che spinge la maggior parte degli imprenditori.
Infine, c’è la necessità. Antonio Meucci, per esempio, inventò il telefono perché aveva bisogno di un sistema che gli permettesse di mettere in comunicazione lo studio in cui lavorava con la camera da letto, in cui stava la moglie gravemente malata.
Va da se che gli elementi che abbiamo elencato non si presentano da soli: spesso agiscono in combinazione.

Le sfide
Secondo Scott Berun, le sfide a cui gli innovatori (che aspirano ad essere anche imprenditori) vanno incontro sono otto:

  1. Trovare un’idea
  2. Sviluppare una soluzione
  3. Trovare le risorse per concretizzare la soluzione
  4. Riprodurre la soluzione in modo sostenibile (ossia scalare)
  5. Raggiungere i potenziali clienti
  6. Sconfiggere i concorrenti
  7. Lanciare l’innovazione nel momento giusto
  8. Tenere i riflettori accesi su se stessi

Questi temi, di fatto, sono ricorrenti in tutta la letteratura che parla di innovazione e imprenditoria, fino ai più recenti modelli del customer development e della lean startup.

Le attitudini
E’ chiaro che l’innovazione non segue dei percorsi predeterminati e non ci sono delle mappe che possiamo usare. Piuttosto, dobbiamo sviluppare delle attitudini:

  • migliorare la consapevolezza di noi stessi, perché ogni decisione importante che guida l’attività di un innovatore dipende anche dalla propria autostima e dalla conoscenza dei propri limiti;
  • premiare i fallimenti interessanti, perché gli errori spesso ci insegnano più dei successi;
  • prendersi una pausa ogni tanto, perché è sempre bene osservare anche il contesto in cui ci muoviamo e riconsiderare quello che stiamo facendo alla luce dei cambiamenti ambientali;
  • procedere gradualmente, perché sognare di cambiare il mondo è una bella fantasia, ma è sciocco partire con progetti così ambiziosi pensando che le cose accadano solo grazie alla nostra volontà e indipendentemente da molte altre variabili;
  • onorare la fortuna e il passato, perché occorre riconoscere che ogni tanto la fortuna gioca un ruolo nel nostro successo e che generalmente costruiamo cose nuove stando sulle spalle di giganti.