Intervista con Francesco Baschieri e Daniele Cremonini di Spreaker

Terza intervista ai fondatori di startup italiane che si stanno duramente conquistando il loro posto nel mondo. Questa volta tocca a Francesco Baschieri e Daniele Cremonini di Spreaker.

Spreaker
Spreaker è un servizio che permette a chiunque di creare un programma radiofonico. Lo si può guardare come una piattaforma evoluta per il podcasting con in più la possibilità di trasmettere in diretta.
L’idea è nata da un gruppo di soci di una precedente esperienza e, come spesso avviene per i progetti di innovazione, è cambiata e si è evoluta attraverso una serie di incontri, fin quando non abbiamo deciso che ci saremmo buttati e avremmo dato vita ad una nuova società.

Prima di Spreaker
Nessuno aveva un’esperienza specifica nel settore radiofonico, mentre tutti venivamo da Waymedia, un’azienda che abbiamo fondato nel 2006 e venduto nel 2009 e che si occupava di proximity marketing.
Prima di Waymedia, lavoravamo come dipendenti in Alstom, una società che produce treni, occupandoci di diverse cose, dallo sviluppo software al supporto tecnico, alla logistica, al product management.
Ci siamo sempre detti che ci sarebbe piaciuto cambiare le cose e fare qualcosa di nostro, ma lo abbiamo fatto in momenti diversi e in un modo un po’ particolare. Quando siamo partiti per la prima volta, non ci siamo dedicati alla start up tutti simultaneamente: abbiamo chiesto a uno di noi di farlo mentre gli altri gli davano una mano part time e, conservando il loro posto di lavoro, facevano “da cuscinetto” in modo tale da garantirgli un reddito durante lo startup. Poi, man mano che il business cresceva, ci siamo staccati uno per uno dal lavoro dipendente.
Waymedia costruiva hotspot che invece di funzionare con il wi-fi utilizzavano il bluetooth. Abbiamo iniziato in un garage, con il padre di uno dei soci che nottetempo ci aiutava ad assemblare questi strumenti affinché potessimo spedirli l’indomani mattina.
Venduta Waymedia abbiamo investito in Spreaker.

La nascita di Spreaker
Nel novembre del 2009 abbiamo costituito la società con l’obiettivo primario di accedere a dei fondi messi a bando nella regione Emilia-Romagna e che ci hanno permesso di lavorare per un anno.
Tra febbraio e marzo 2010 abbiamo lanciato la prima beta e iniziato a fare fundraising. Una volta che gli investitori hanno potuto vedere il prodotto, le cose si sono fatte più semplici: con Spreaker online, la nostra esperienza alle spalle e un certo feedback dagli utenti abbiamo potuto dimostrare molto, e soprattutto che avevamo investito in prima persona mettendoci nella condizione di coprire 6 mesi di attività, ma non i costi del lancio e del prosieguo. A marzo abbiamo trovato il nostro primo investor, Italian Angels for Growth.

Cercare gli investitori e trovare quello giusto
Conoscevamo già gli investitori cui ci siamo rivolti. L’anno precedente al nostro start up con Spreaker eravamo arrivati secondi ad un premio Pni e avevamo avuto modo di entrare in contatto con Iag, concordando che quando avremmo avuto un nuovo progetto ci saremmo risentiti. E così è accaduto a distanza di un anno.
Con altri investitori abbiamo richiesto appuntamenti diretti, o altri ancora li avevamo conosciuti durante dei pitch, ma quelli con cui abbiamo chiuso, sostanzialmente, ce li siamo portati dietro dalla precedente esperienza. Oggi siamo finanziati da Iag e dal fondo Ingenium.

Pitching
I pitch sono molto utili nelle fasi iniziali, ma più avanti rischiano di diventare controproducenti rispetto a un incontro one to one con un finanziatore, perché le possibilità di confronto sono maggiori.
Crediamo che funzionino meglio gli appuntamenti procurati da un contatto in cui si riesce a parlare con calma. Nella nostra esperienza sono questi appuntamenti ad aprire le porte a un investimento. In ogni caso dati finanziari e modello di business non dovrebbero essere presentati in sede di pitch.
Poi è chiaro che passare dalla fase iniziale ai round successivi con lo stesso investitore rende tutto molto più semplice, perché si instaura un rapporto di fiducia. Quando si tratta di start up, un investitore ti misura sempre ma il rischio è legato al fatto che le previsioni che si fanno sono basate su idee e il modello di business può cambiare continuamente. Farlo capire a qualcuno che non è tutti i giorni in azienda non è facile.

Spreaker per il mercato Usa
I soldi sono arrivati a ottobre, e nel frattempo, nell’estate del 2010, c’è stata l’esperienza nella Silicon Valley, con l’obiettivo di verificare come poteva funzionare il prodotto per il mercato consumer Usa. Tre elementi distinguono il mercato americano: il numero di utenti (300 milioni di persone che parlano la stessa lingua), la presenza di un ecosistema e di aziende partner e di capitali, la possibilità di collocarsi più facilmente su quel mercato in caso di exit.
D’altro canto, spostarsi negli Stati Uniti ha comportato il rallentamento di alcuni processi che se gestiti solo in Italia forse ci avrebbero permesso di crescere più velocemente: i costi di marketing in America sono tre volte superiori, e presentarsi in Italia è stato molto più facile. Ma per le ragioni che abbiamo detto, abbiamo sempre preferito tenere un po’ nascosto il fatto di essere italiani, proprio per non far pensare che il servizio fosse pensato per o legato a un territorio.

Trovare gli utenti
Attualmente abbiamo 300mila utenti registrati e 500mila unique visitor tra registrati e non. La piattaforma adotta un modello freemium e tutte le funzionalità sono gratuite con limiti che riguardano lo storage e la banda. Monetizziamo nei casi di uso più professionale ed inserendo della pubblicità per gli utenti che accedono gratuitamente.
Registriamo feedback molto frequenti e numerosi sul servizio, non sempre costruttivi, nel senso che ciascun utente vorrebbe una piattaforma che si avvicini il più possibile al suo progetto personale. Il difficile è proprio trovare la quadra tra gli interessi di tutti, ma abbiamo imparato che dire di no agli utenti e trattenerli è più facile che acquisirne di nuovi che non sanno ancora che il servizio esiste e che può essergli utile.
Il nostro mestiere è proprio quello di capire qual è il nostro motore della crescita rispetto all’utenza. Siamo partiti dall’idea di essere un sistema virale e ci siamo accorti via via che, pur essendo presente una componente intrinseca di viralità nella piattaforma, va coadiuvata con altri meccanismi di accelerazione. Stiamo lavorando proprio a questo, al bilanciamento tra una crescita “pagata” e una organica.

Il team
In Spreaker lavorano oltre 10 persone: 4 sviluppatori, 1 sistemista, 1 copywriter, 1 community manager, 2 business developer negli Stati Uniti, 2 copywriter e 1 community manager in Argentina. Oltre che sulla tecnologia, quindi, molte persone lavorano sulla comunicazione del prodotto.
In alcuni casi per scegliere queste persone abbiamo effettuato un vero e proprio percorso di selezione. I nostri primi due sviluppatori sono soci: oggi in Italia è difficile trovare tecnici per una startup soprattutto per via del rischio, nonostante nel nostro caso l’offerta economica fosse al di sopra della media.
A volte sono gli stessi candidati più interessati a trovarti. Altre volte abbiamo preso in considerazione altri fattori, come il carattere o l’aggressività, perché crediamo che in una start up sia importante gestire il proprio lavoro in piena autonomia.

Il futuro
Non abbiamo fatto programmi. Siamo intenzionati a mantenere in Italia lo sviluppo della tecnologia, perché le persone sono già qui ed è più facile acquisire talenti. Marketing e operation, invece, si sposteranno negli Usa.
Pensiamo che investiremo nella promozione quando avremo maggiore disponibilità. Invece ora vogliamo concentrarci sul consolidamento della tecnologia e sulla crescita del numero degli utenti.
In generale, perdiamo entusiasmo se una cosa diventa ripetitiva e tendiamo a preferire la mentalità della start up. In questo momento, però quello cui teniamo di più sono le introduction e la possibilità di accedere a nuovi investimenti.

One Response

  1. Intervista interessantissima e da ascoltare ad orecchie spalancate!

    Grazie mille per il contributo!