Guest post di mia moglie Patrizia, che oltre a essere la mia compagna di vita e la mia socia nella vita professionale, è anche pianista, musicologa e appassionata di musica. Stasera è all’Auditorium di Santa Cecilia ad ascoltare Mario Brunello diretto da Antonio Pappano.
Stasera all’Auditorium di Santa Cecilia è di scena il concerto per violoncello e orchestra op. 104 di Dvořák e la Sinfonia n. 1 di Elgar. Potete seguire la diretta streaming sul sito Pappano in Web di Telecom Italia.
Colgo l’occasione per scrivere una nota su Mario Brunello, solista, direttore d’orchestra e musicista di fama mondiale, assai lontano dalla stereotipata immagine del grande interprete che in smoking saluta deferente il suo pubblico, suona, ringrazia ed esce. No, Brunello, usa il suo strumento (uno splendido Maggini del 1600) per mettersi in comunicazione col mondo, coi sentimenti, con la bellezza della natura e dell’arte. Brunello, infatti, è un grande sperimentatore, un innovatore che ama la contaminazione di generi e forme d’arte diverse: poesia, letteratura, storia, pittura. Non c’è differenza: tutte le forme d’arte sono linguaggio, ricerca del bello, delle emozioni, della vita.
Questo è il Brunello che amo di più: l’uomo, il musicista che non ha paura di osare e che ricerca con gioia nuove strade senza dimenticare l’insegnamento di quelle vecchie. Passato e futuro giocano la stessa partita: così nascono alcune perle come Santissima dei naufragati realizzata insieme a Vinicio Capossela o il “cello trekkingâ€, performance del 2007 (ma sono molte, da grande amante della montagna!) in cima al monte Fuji, in felpa rossa.
Così dice Brunello nel suo blog “Non lasciamo la nostra mente alla ruggineâ€. Anche la scelta della sede del suo “quartier generale†testimonia del suo eclettismo: “perchè nel “capannon” luogo che useremo per dar vita ai pensieri e alle idee, una volta si lavorava il ferro. Lavoro duro, materia di fuoco e terra, che la tenacia, la passione, l’intelligenza arriva a piegare e dar formaâ€.
Buon ascolto!