L’occhio miope della Silicon Valley

Chad Hurley, Kevin Rose e Niklas Zennström sul palco di LeWeb a Londra intervistati da Mike Arrington. Il primo è stata fondatore di YouTube ed è attualmente Ceo di Avos Systems. Il secondo ha co-fondato l’aggregatore di notizie Digg e oggi è partner di Google Ventures. Zennström ha una lunga carriera imprenditoriale alle spalle che passa per Kazaa, Skype, Joost e Rdio ed è oggi fondatore di Atomico Ventures.

Lo sguardo verso il futuro è comunque ottimista, di chi è abituato ad avere successo e a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Se ne parlava stamattina con un amico investitore londinese: gli americani hanno questa tendenza a spostare in avanti l’asticella di quello che potrebbe essere. Così anche in un periodo di recessione come quello attuale, Zennström è convinto che i prossimi cinque anni ci riservano un alto salto avanti, soprattutto grazie alla presenza delle grandi piattaforme, che possono essere usate per cogliere sempre nuove opportunità.

Hurley mantiene un sano atteggiamento verso le cose che fa: «io sono qui per divertirmi… mi piace costruire cose nuove, esplorare, creare e lavorare su problemi». Negli ultimi anni ha comprato l’agonizzante Delicious, ne ha creato la versione cinese che si chiama mei.fm, sta lavorando a Zeen, che «permette alle persone di costruire riviste online presentando le informazioni in modo molto ricco dal punto di vista visuale».

Gli americani stanno anche diventando sensibili verso quella che considerano una tendenza tutta europea di copiare le loro startup. Deve essere per questo che Arrington ha chiesto a Zennström cosa ne pensasse del fenomeno: probabilmente si riferiva esplicitamente ai fratelli Samwer. Il venture capital svedese ha risposto che occorre distinguere tra copiare e far evolvere: «Skype non ha inventato le telefonate su Internet, ma ha costruito una tecnologia nuova per farle in modo molto efficiente. E molti altri ci hanno copiato».

Cambiare il mondo. I giovani imprenditori americani della Silicon Valley hanno il mito di cambiare il mondo, di «ammaccare l’universo» (make a dent in un the universe). «Non è tanto interessante quanto sia grande la exit – ha detto Rose – è molto più importante capire qual è stato il tuo impatto, che cosa hai cambiato». Poi, però, quando Arrington ha chiesto quale fosse la next big thig, Rose ha risposto l’e-commerce sulla smart television: «il commercio sta per cambiare, sarò in grado di guardare la TV e vedere la dimensione reale del capo». Un po’ meglio l’europeo Zennström che ha ricordato che c’è ancora molto da fare per l’istruzione e la salute e ha sottolineato che le startup dovrebbero cominciare a occuparsi di risolvere alcuni grandi problemi globali, come le frequenti crisi finanziarie e i cambiamenti climatici.

Risposta che ha suscitato una domanda sarcastica di Arrington: «perché non occuparci anche della trivellazione degli asteroidi?» Risposta artica di Zennström: «niente affatto!». Si ha l’impressione che i signori della Silicon Valley, così immersi nel loro piccolo mondo iper tecnologicizzato, alla fine perdano la capacità di guardare al resto del mondo e comunque abbiamo completamente rinunciato a cercare di capire quali sono le conseguenze delle proprie invenzioni. o forse non se ne sono mai preoccupati: in fin dei conti quello che conta è ammaccare l’universo 🙂