E’ durata molto poco la bella pensata di Saatchi & Saatchi che voleva infondere coraggio ai terremotati emiliani nelle tendopoli chiedendo ai comuni di istallare un monitor collegato 24 ore su 24 a Internet per motrare loro i messaggi di incoraggiamento che venivano dagli internauti. Hanno usato esattamente questa parola. Internauti. Era dagli anni novanta che non la sentivo 🙂
La discutibile iniziativa è descritta da Gianluca Diegoli, che chiosa:
Solo in un’agenzia di pubblicitàpurtroppo può essere partorita un’idea simile. Ma non è finita. Io pensavo che, visto il rifiuto dei sindaci di supportare la cosa, sarebbe morta lì. Mi sbagliavo.
Nel giro di qualche ora, Saatchi & Saatchi ha chiuso la paginetta scossevstweet.it, dominio registrato a nome del direttore creativo Alessandro Orlandi, quindi non si può neanche dire che è la cazzata estemporanea di uno stagista fuori controllo 😉
Celie a parte, trovo piuttosto fuori luogo anche il messaggio di scuse, che recita:
Visto il cattivo responso della rete nei confronti di questa iniziativa, abbiamo deciso di annullarla.
Ci dispiace se qualcuno si è sentito offeso.
Voleva solo essere di supporto, ma è stata interpretata male.
Ci era stato chiesto da alcuni amici di Medolla di fare magliette e cappellini da regalare con un messaggio di coraggio per le persone terremotate.
Abbiamo provato a fare di più, ma forse non è stato compreso.
Lasciamo solo un bottone, questo:
DONA ORA.
Sarebbe finanche esilarante se non fosse drammatico.
Secondo l’agenzia, la rete ha dato un cattivo responso. Vogliamo dire che una qualsiasi persona di buon senso non avrebbe potuto far altro che arricciare il naso (per così dire) di fronte a un’iniziativa del genere? Eppoi, possibile mai che ancora non avete imparato che il popolo della rete (gli internauti) non esiste?
Ma… non è colpa dell’agenzia: l’iniziativa è stata interpretata male. Pensate se uno dicesse la stessa cosa a un cliente: «non siamo noi che abbiamo avuto un’idea della madonna, sono quei deficienti dei tuoi consumatori che non capiscono una fava. Noi l’abbiamo spiegato con tutte le migliori intenzioni».
D’altro canto non è stata un’iniziativa spontanea, ma qualcuno aveva chiesto cappellini e magliette. Traduco il pensiero sottostante: «se vi regalavamo quattro magliette le dovevamo mettere a budget e lo avrebbero saputo solo quattro persone terremotate (sic!), invece abbiamo avuto un’idea della madonna: visto che dobbiamo fare una buona azione, perché non ci inventiamo una cosa su twitter, la facciamo ritwittare a quale vip, la mettiamo nelle prossime slide per il cliente X e gli facciamo vedere quanto siamo bravi con i social?»
Peccato che le persone terremotate non abbiano gradito. Peccato che Saatchi & Saatchi non abbia capito perché!
2 Responses
I Cetto Laqualunque del marketing 2.0. Tale e quale a Groupalia. Si vede che son tutti stagisti inesperti eh ?
Davvero incredibile! A parte la sorprendente e totale mancanza di sensibilitàmostrata dalla Saatchi, il cui vero intento mi pare vergognosamente evidente, come professionista della comunicazione ribollo quando vedo, e aihmè i casi sono molti, la totale incomptenza delle persone. Andiamo sui social che è di moda, tanto che ci vuole? e come gadgets magliette e cappellini sono un classico che non si nega a nessuno, o no? Mi meraviglia che un’agenzia leader come la loro, 18ma tra le agenzie Interactive nel mondo, non abbia aggiornato il proprio linguaggio, parlando di internauti e di popolo della rete. Pare davvero inelegante fargli notare che semplicemente oggi le persone usano tutti i mezzi di comunicazione a loro disposizione, e che internet rientra tra questi.
D’altra parte “rifugiarsi nella pubblicitàper fuggire dall’architettura” è una presentazione più che eloquente del direttore Orlandi.