TechCrunch Italy è stato un bell’evento, ricco di energia positiva con un bel programma di interventi. Lo considererei una buona versione beta, un esperimento ben riuscito con un po’ di cose da migliorare.
Ottima la decisione di farlo tutto interamente in inglese evitando la simultanea e dando per scontato che chi vuole occuparsi di startup digitali deve adottare la lingua franca: a questo non c’è alternativa. Monty in veste di presentatore si è prodotto in una grande performance: non ci sono dubbi che l’anchorman è una delle cose in cui riesce meglio.
Partecipando insieme con Giuliano Iacobelli come (non-più-tanto-giovane) startupper con la nostra nuova creatura, Stamplay, non ho avuto molto tempo per seguire gli interventi e mi auguro che i video siano messi online presto. Ho visto che – all’ultimo minuto – alcune startup che esponevano sono state invitate a fare un pitch: non era segnalato nel programma, ma condivido l’iniziativa.
Sarebbe stato bello vedere un gruppo di startup da altri paesi d’Europa. Credo che limitarsi a concedere spazio e audience alle startup italiane non sia un buon affare: il senso di portare un marchio come TechCrunch a Roma dovrebbe risiedere nell’opportunità di far venire nella capitale l’élite tecnocratica internazionale e creare ponti verso il resto del mondo, piuttosto che aprire una vetrina effimera su un pugno di aspiranti imprenditori locali.
Come ho detto, considero questa prima edizione una beta. Per il prossimo anno, il posizionamento dovrebbe essere quello di un evento TechCrunch che si svolge in Italia, invece di un evento TechCrunch che vuole far parlare dell’Italia. Continuare su questa linea finirebbe per penalizzare le startup italiane invece di avvantaggiarle.
Come espositore e startupper, l’esperienza avrebbe potuto decisamente essere migliore. Il teatro scelto come location ha senza dubbio fascino e questo pezzo di old England nel mezzo di villa Borghese è molto pittoresco. Ma è decisamente poco adatto a un evento in cui occorre trovare spazio per far esporre 43 startup, soddisfare le esigenze di comunicazione di un po’ sponsor e ospitare anche un hackathon.
E’ pur vero che tra settembre e ottobre il clima a Roma è molto piacevole, ma è veramente molto rischioso pianificare un evento del genere all’aperto, soprattutto se tutti gli espositori hanno bisogno di elettricità e sono attrezzati di computer e monitor per mostrare i propri prodotti. Fortunatamente non ha piovuto nei giorni precedenti o durante l’evento. Sfortunatamente, ieri c’era un caldo umido insopportabile e quindi la maggior parte delle persone vagava in giro alla disperata ricerca di ombra. Lo spazio assegnato a Stamplay (un tavolino rotondo appena sufficiente a ospitare due portatili) è stato costantemente sotto il sole, così come quello di molte altre startup, capitate nelle zone non protette dagli alberi.
La seconda ingenuità compiuta dagli organizzatori è stato affidarsi alla Provincia di Roma per la connettività wi-fi e di confidare nell’affidabilità delle reti 3G che servono villa Borghese. Il risultato è stato disastroso: per gran parte della giornata non è stato possibile connettersi con alcune mezzo, tant’è che TechCrunch Italy è stato probabilmente l’unico evento del suo genere a non avere un backchannel su Twitter. Una debacle che si poteva evitare con un investimento di poche migliaia di euro.
Per Stamplay è stato un problema in più, perché non siamo riusciti a testare adeguatamente la prima applicazione che venderemo nel nostro marketplace. Si tratta di un’app per realizzare dei contest su Instagram e avevamo organizzato un piccolo concorso fotografico per i partecipanti. Ahimè, è assai difficile condividere delle foto online senza connessione a Internet.
Si sa che tutte le versioni beta hanno dei bug, che vanno corretti. Ma, così come si mettono online prodotti non perfetti per vedere se c’è traction, allo stesso modo TechCrunch Italy ha dimostrato che ci sono le condizioni per fare meglio e per fare di più. Quindi un bravo agli organizzatori per lo sforzo fatto quest’anno e un incoraggiamento per l’anno prossimo 🙂
2 Responses
Condivido in buona parte cosa dice Nicola:
Energia notevole, networking ottimo, location suggestiva, logistica da migliorare, WIFI della provincia di Roma veramente un ingenuita’ incredibile, gia’ di solito nelle conferenze non funge mai… cosi poi…
Ottimo che fosse in inglese anche se qualcuno aveva qualche difficolta’.
Alcune startup interessanti – a me e’ piaciuta Fusbel…
Sarebbe bello che TechCrunch Italy lavorasse con Loïc Le Meur per far venire LeWeb anche in Italia!