Nel 1966, il premio Nobel per la fisica Richard Feynman, scrisse una lettera a un suo ex studente di dottorato che, anni dopo la laurea, gli aveva scritto per scusarsi perché i risultati delle sue ricerche non erano abbastanza importanti:
Caro Koichi,
mi ha fatto molto piacere ricevere la tua risposta e sapere che hai un buon lavoro nei laboratori di ricerca.
Purtroppo la tua lettera mi ha rattristato, perché sembri davvero infelice. Sembra che l’influenza del tuo professore ti abbia dato una falsa idea di quali siano i problemi degni di essere affrontati. […] Un problema è importante, nella scienza, se giace davanti a noi insoluto e se riusciamo a vedere un modo per farvi breccia e penetrarlo un poco. Ti consiglierei di prendere problemi ancora più semplici o, come hai detto, umili […].
Mi hai incontrato all’apice della mia carriera, quando ti sembravo occupato in problemi prossimi agli dèi. Ma nello stesso periodo avevo un altro studente di dottorato (Albert Hibbs), la cui tesi riguardava la formazione di onde prodotte dal vento che soffia sulla superficie dell’oceano. Lo accettai come studente perché era venuto da me con il problema che voleva risolvere.
[…] Nessun problema è troppo piccolo o troppo banale, se riusciamo davvero a farci qualcosa.
Tu dici di essere anonimo. Non lo sei per tua moglie e per tuo figlio. Non rimarrai a lungo tale per i tuoi colleghi, se potrai rispondere alle loro semplici domande quando verranno nel tuo ufficio. Non sei anonimo per me. Non restare anonimo per te stesso, sarebbe troppo triste. Trova il tuo posto nel mondo e giudicati onestamente, non in base agli ideali ingenui della tua gioventù, né sulla base di quelli che, erroneamente, immagini siano gli ideali del tuo insegnante.
Ti auguro fortuna e felicità.
Cordialmente, Richard P. Feynman
Il testo integrale in inglese è qui: Do not remain nameless to yourself. La traduzione dell’estratto è tratta dal libro di Leonard Mlodinow, Il pensiero flessibile.