Le app per iPhone si vendono attraverso l’Apple Store e in un regime di monopolio non ci sono grandi riflessioni da fare sui canali di vendita, visto che non ci sono alternative. Invece, ci sono molte considerazioni da fare sui modelli di pricing. Se guardiamo alla questione del punto di vista del consumatore, le possibilità sono essenzialmente tre: gratis, pay per download e freemium.
Gratis
Questo modello è usato quando l’app non viene monetizzata con la vendita all’utente, ma rappresenta l’estensione di un servizio web esistente oppure se il numero di utenti rappresenta la condizione per vendere servizi ad altri attori del sistema.
Molte app free ospitano pubblicità : la scommessa è che la gratuità ne incentivi l’adozione ampliando l’opportunità di mostrare dei banner. Più app scaricate e usate corrispondono a maggiori visualizzazioni di banner che generano fatturato. Questo sistema funziona solo in vista di grandi numeri; esattamente come accade sul web.
Il modello viene usato anche dalle startup in cerca di traction, per spingere l’adozione di nuovi servizi e avere delle larghe community su cui testare il funzionamento della propria visione. In assenza di altre fonti di revenue, è necessario avere un finanziatore disposto a supportare l’esperimento in vista di ricavi futuri. L’ultimo eclatante caso in questo ambito è Color che si è aggiudicata fondi per 41 milioni di dollari.
Infine, servizi online popolari creano delle app per smartphone per estendere l’esperienza d’uso di un servizio web alla mobilità . Per esempio, l’app di Facebook, consente di accedere a gran parte delle funzionalità del social network e permette all’azienda di vendere pubblicità contestuale sotto forma di deal per i negozi.
Pay per download
L’utente paga per scaricare l’app. In questo caso, il problema è determinare il giusto prezzo. On line ho trovato vari modelli su come arrivare a scegliere la cifra, anche facendo riferimento ai trend dell’Apple Store. Devo dire che nessuno mi convince particolarmente: è come se qualcuno stabilisse a priori che un paio di jeans possono essere venduti solo in una determinata fascia di prezzo, mentre tutti sappiamo che c’è gente disposta a spendere anche molte centinaia di euro a prescindere dal valore intrinseco del prodotto. D’altro canto, per un certo periodo, sull’Apple Store c’è stata un’app che poteva essere acquista a 1.000 dollari e che consisteva unicamente in un’icona. Obiettivo? Dimostrare di potersi permette di buttare al vento un po’ di soldi. 148Apps.biz offre un po’ di statistiche utili sull’argomento.
Freemium
Nel freemium, infine, l’utente scarica una versione gratuita con delle limitazioni e poi può acquistare la versione completa, singole funzionalità o dei crediti (metodo molto usato nel casual game). L’acquisto della versione premium può avvenire direttamente nell’applicazione.
L’adozione di un modello freemium significa decidere cosa è gratuito e cosa è a pagamento. A questo proposito, trovo molto interessante ed istruttivo l’intervento di Phil Levin (Ceo di Evernote) a LeWeb10 (post e video), che mostra come avviene la conversione degli utenti dalla versione gratuita alla versione a pagamento. In questo senso, è importante chiedersi qual è il valore che viene accumulato con l’uso e qual è il punto in cui l’utente è disposto a pagare. Mon è detto che questo accada aggiungendo delle funzionalità : per esempio, Flickr ti fa pagare per accedere allo storico delle fotografie, altrimenti ti permette di visualizzare solo le più recenti.
Allora quale modello usare per iDog? Personalmente sono fortemente orientato al freemium e penso in particolare a una forma di abbonamento annuale, che permetta di evitare l’uso di pubblicità all’interno dell’applicazione.
La formula dell’abbonamento potrebbe funziona sia lato consumer che lato business, nel momento in cui si dovessero attivare degli strumenti per permettere ai negozi di effettuare delle promozioni.
Questo post fa parte di una serie: indice.
One Response
“Freemium” tutta la vita! 😉