Legacy Blog

L’arte di iniziare le cose

Tra i vari libri che sto leggendo in questo periodo su innovazione e imprenditoria non potevano mancare quelli di Guy Kawasaki. The Art of the Start è un prontuario di buoni consigli pratici (anche se a volte molto generici) per chi sta cercando la sua strada come startupper. Mi soffermo solo sul primo capitolo dove sono elencate le cinque cose più importanti che un imprenditore deve realizzare.

1. Make meaning
Il motivo migliore per creare una nuova organizzazione è creare senso, ossia creare prodotti e servizi che rendano il mondo un posto migliore. L’etica è un punto su cui insistono molti imprenditori e finanziatori nell’area dei media digitali e probabilmente è legata alla cultura che la Rete reca con sé con il suo misto di etica hacker, comunità di pari e capitalismo che la caratterizza. Aggiunge Kawasaki: «Mi ci sono voluti venti anni per arrivare a questa conclusione. Nel 1983, quando ho avviato la divisione Macintosh di Apple, la ragione della mia esistenza era battere Ibm… Nel 1987, la ragione della nostra esistenza era battere Windows e Microsoft… Nel 2004, sono l’amministratore delegato di un’azienda che si chiama Garage Technology Venture e voglio aiutare le persone a creare grandi prodotti, costruire grandi aziende e cambiare il mondo».

Make mantra
Dimenticate i mission statement; sono lunghi, noiosi e irrilevanti. Nessuno se li ricorda e raramente vengono messi in pratica. Piuttosto, trasformate la vostra missione in un mantra per motivare il vostro team ricordando che questa breve frase serve a voi e alla vostra aziende ed una cosa diversa dalla tagline che comunicherete ai clienti. Per esempio, il mantra di Nike è Authentic atletic performance, ma la tagline è Just do it.

Get going
Iniziate creando e distribuendo il vostro prodotto, invece di scrivere slide su slide su come sarà. Su questo terzo punto insistono praticamente tutti: la chiave per realizzare una startup è iniziare a sperimentare da subito. Ovviamente, l’approccio vale soprattutto per il mondo dei media digitali, in cui i prodotti sono relativamente poco costosi da prototipare e mettere sul mercato. Non ho un’esperienza diretta di altri settori industriali, ma penso che difficilmente l’approccio alla garibaldina sia applicabile alle automobili, agli aerei o ai farmaci. Ciò non toglie che le prassi definite da Steve Blank con il customer development possano essere applicate a monte tipologie di startup.

Define your business model
A prescindere da quale sia il tipo di azienda che state costruendo, prima o poi dovrete capire come fate soldi. L’approccio al business model di Kawasaki si riduce in due frasi: a) chi ha i soldi in tasca? b) come fate a trasferirli nella vostra tasca? Decisamente un po’ troppo semplicistico rispetto a modelli più sofisticati come quello di Alexander Osterwalder. Invece è utile un consiglio su come arrivare a descrivere un business model: «Copiate. Potete innovare nell’approccio alla tecnologia, ai mercati e ai consumatori, ma inventare un nuovo modello di business non è sempre una buona scommessa. Cercate invece di mettere il vostro modello in relazione con altri che sono già di successo e che la gente comprende. Avrete fin troppe battaglie da combattere».

Weave a mat (milestones, assumptions and tasks)
Il passaggio finale consiste nel compilare tre liste: a) quali sono le principali milestone da raggiungere; b) quali sono gli assunti che stanno alla base del modello di business; c) quali sono le attività da fare per creare l’organizzazione.
In particolare esistono sette milestone su cui ogni startup si deve concentrare:

  1. testate la vostra idea
  2. completate la progettazione delle specifiche
  3. finite un prototipo
  4. raccogliete il capitale
  5. distribuite una prima versione del prodotto ai vostri potenziali clienti
  6. distribuite la versione definitiva del prodotto ai vostri clienti
  7. raggiungete il pareggio tra costi e ricavi

Vale anche la pena di spendere una quarantina di minuti per guardare questo video: